Siena: Edizioni Cantagalli (
forthcoming)
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Abstract
Balthasar impiega in tutta la sua Trilogia fattori fondamentali del pensiero di Platone:
il bello, l’eros e l’analogia entis che chiama “Selbstbewegung” ignorando completamente la dottrina dei principi primi che la Scuola di Tübingen ha ricostruito grazie alle testimonianze dei suoi allievi nell’Accademia antica.
Per parte sua, la Scuola di Tübingen esclude sistematicamente dall’indagine l’eros e la definizione di psychè del Fedro come “ciò che si muove sempre” e “muove sé stesso”. Non si occupa affatto del bello, perché lo assimila senz’altro all’idea del bene.
Propongo perciò una ricerca più filologica in cui espongo il Platone di Balthasar e quello della Scuola di Tübingen e una parte più storico-sistematica in cui delineo il divenire dell’estetica drammatica. Infine, propongo una soluzione del paradosso che ho identificato.
La presenza di Platone nell’opera di Balthasar non è stata ancora riconosciuta. Solo due saggi ne parlano, ma sono problematici: in realtà si tratterebbe di Plotino, che sarebbe il vero compimento della filosofia greca. Non viene però preso in considerazione il fatto che Balthasar critica Plotino.