Abstract
I rapporti annuali su Gli italiani e lo stato, coordinati da Ilvo Diamanti, continuano a rilevare che i cittadini sono impegnati negli associazionismi ma disincantati dalla politica. Con le tipiche differenze nelle diverse aree del paese e a seconda del livello istituzionale, accanto alla sfiducia verso le istituzioni pubbliche c’è una propensione alla partecipazione. Come mostrano la diffusione delle primarie e le esperienze di democrazia partecipativa che si moltiplicano a livello locale, si riscontra, infatti, una disponibilità a sperimentare forme di coinvolgimento differenti rispetto alla militanza politica che possono costituire un utile complemento della democrazia rappresentativa e degli strumenti di democrazia diretta. La partecipazione non solo richiede la possibilità legale di votare ma anche un contesto sociale che induca effettivamente il popolo a votare e ad esprimere i propri punti di vista elevando il livello di informazione e il confronto su argomenti alternativi, cercando di evitare nelle controversie pubbliche le valutazioni puramente opportunistiche o emotive. L’interesse qui si rivolge verso il “sondaggio deliberativo” di James S. Fishkin, una procedura molto diversa dal sondaggio d’opinione poiché rovescia la logica demoscopica. Le persone sondate dagli istituti di ricerca a volte non hanno indicazioni adeguate sul tema; altrettanto spesso non ci hanno riflettuto e non hanno confrontato le proprie preferenze, scelte o credenze con gli argomenti in contrasto in una libera e approfondita discussione. Renato Mannheimer, presidente dell’Istituto per gli studi sulla pubblica opinione (Ispo) è d’accordo con l’affermazione secondo cui le persone rispondono anche su ciò che non conoscono e, a suo parere, il problema si fa ancora più evidente a ridosso delle elezioni. Oggi, a suo avviso, la maggior parte della gente vota non per vera convinzione, ma sulla base di impressioni acquisite dalla TV durante le ultime settimane prima del voto. I sondaggi deliberativi, invece, sono diretti a migliorare la qualità del confronto pubblico, attraverso una procedura articolata che favorisce l’informazione,la riflessione e il dibattito, a partire, ovvio, dall’idea di creare un rapporto diverso tra i sondaggi e l’opinione pubblica intenso come misurazione di come muta l’opinione dopo che le persone hanno avuto l’opportunità di diventare più competenti e di confrontare in un dialogo aperto le loro idee. Nonostante alcune riserve di ordine metodologico e taluni rischi di strumentalizzazione politica, l’esame dei sondaggi deliberativi risveglia una viva ammirazione per uno studioso riuscito a riversare la passione civile e l'impegno politico in una pratica democratica concreta alla quale ha dedicato, quasi interamente, molti anni del suo lavoro. Rimane, certo, uno strumento insufficiente a rianimare e risollevare il momento deliberativo nelle democrazie contemporanee, ma nessuno può negare che indichi a tutti la direzione giusta.