La comunicazione istituzionale. Dalle riforme degli anni Novanta alla legge 150/2000

The Lab’s Quarterly 17 (1):7-48 (2016)
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Abstract

Nel primo paragrafo sarà esaminato l’impianto normativo che regola le pubbliche amministrazioni, riformato dalle l. n. 142 e n. 241 del 1990, dal D.Lgs. 29/1993, dalle “leggi Bassanini” e dalla legge-quadro 150/2000, sia riguardo al diritto di accesso nei confronti dell’attività dell’amministrazione, sia in merito al radicamento di criteri di efficacia, efficienza ed economicità delle policies sia agli strumenti con cui gli Enti locali e cittadini possono comunicare. Gli anni ‘90 segnano l’inizio di un processo volto alla riorganizzazione delle PA a partire dalla centralità della comunicazione istituzionale ma anche della concezione del “diritto all’informazione” nelle tre accezioni di diritto “di informare, “di informarsi” e “essere informati”. La Levi ha ben sottolineato “la rapidità inusuale nella storia nazionale” di tale riforma e la centralità assunta in essa dalle dimensioni dell’informazione, della comunicazione e della partecipazione: "In sintesi, si può ritenere legittimo concludere che le riforme del decennio 1990-2000 abbiano segnato il passaggio dal segreto alla trasparenza e dall’unilateralità alla partecipazione. Le politiche di modernizzazione in tema di comunicazione pubblica e di maggiore trasparenza dell’attività dell’amministrazione si sono mosse verso una più marcata tutela dei diritti dei cittadini e verso l’accentuazione del risultato dell’azione amministrativa" (2004, p. 16). Grandi ha ribadito che tale evoluzione costituisce nella cultura politica dello stato di diritto una «sorta di pre-condizione dell’emergere dei nuovi diritti di cittadinanza, intesi quale partecipazione consapevole e informata al processo decisionale pubblico» (Grandi 20022, 13). Nel secondo paragrafo verranno descritte gli ambiti di applicazione, le finalità, gli obiettivi e le strutture della comunicazione istituzionale disciplinate dalla legge n. 150/2000 e dai conseguenti regolamenti attuativi: il Portavoce, l’Ufficio stampa, l’Ufficio per le relazioni al pubblico. Come vedremo, si tratta di una normativa che rappresenta un punto di arrivo e un punto di partenza, in quanto, da un lato, se chiude il decennio delle riforme amministrative, d’altro lato, problematizza compiutamente per la prima volta il rapporto di comunicazione tra PA e cittadini e pone in evidenza tutte le difficoltà nell’implementare le norme nella realtà. Agli elementi critici della comunicazione istituzionale sono riservate le considerazioni conclusive: dal reclutamento e formazione del personale, al coordinamento delle strutture, dal persistere di mentalità burocratiche e autoreferenziale alla carenza di risorse. Il problema delle dotazioni organiche e finanziarie, in particolare, è molto sentito dalle amministrazioni di dimensioni più piccole, le quali spesso ricorrono alla “esternalizzazione” di attività degli uffici di comunicazione, non solo per la produzione editoriale, le campagne pubblicitarie e i servizi di gestione degli eventi, ma anche per il sito internet e i compiti di informazione più tradizionali. In tale situazione, la comunicazione istituzionale, pur dichiarata come strategica, rischia di rimanere un momento residuale dell’azione pubblica sia in termini di processo sia in termini di contenuto, slegata dagli obiettivi dell’organizzazione.

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Luca Corchia
Università Degli Studi "G. D'Annunzio" Di Chieti-Pescara

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2018-03-05

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