Abstract
Nonostante la pervasività della nozione di servizio e le recenti proposte per una Scienza dei Servizi
unificata, esistono ancora parecchie inconsistenze tra le varie definizioni di servizio in uso nelle
diverse discipline (e spesso anche all'interno della stessa disciplina). In particolare, a dispetto del fatto
che l'obiettivo generale di questa scienza dovrebbe essere di permettere a persone e calcolatori di
interagire agevolmente con i servizi nella vita di tutti i giorni, molti approcci alla modellazione dei
servizi in informatica (specialmente quelli centrati sui servizi web) sembrano focalizzarsi
principalmente sugli aspetti connessi al flusso dati, per cui i servizi sono considerati come scatole
nere che trasformano un ingresso in un’uscita, e che interoperano tra loro secondo modalità
predefinite. Questo modello a scatola nera ha sicuramente i suoi vantaggi ma, stando a quanto dicono
Petrie e Bussler, sembra funzionare bene sono all'interno di contesti omogenei, i cosiddetti parchi di
servizi, dove l'interoperabilità è tecnicamente possibile solo perché i contenuti e le modalità di
erogazione di ogni servizio sono predefiniti e condivisi da tutti i soggetti coinvolti.