Abstract
Jean-François Lyotard s'interroga sulla forma delle organizzazioni sociali e ne identifica la problematica principale nell'eterogeneità che esse veicolano tra i differenti regimi di frasi: si sofferma, in particolare, sull'incompatibilità tra il regime della conoscenza e quello della libertà. A partire da tale riflessione, l'articolo esamina come le società attuali, multiculturali e globalizzate, siano chiamate oggi a compiere una scelta: abbracciare la sintesi dell'eterogeneo oppure rispettare e far rispettare la presenza inevitabile del dissidio. Nella prima occorrenza si corre il rischio di trasformare il diritto in succedaneo dell'ordalia e di accendere la guerra di tutti contro tutti. Nella seconda, invece, si sperimenta la costruzione d'interazioni di tipo dipolare le quali, pur non potendo garantire contro lo scatenamento smisurato della violenza, riescono potenzialmente ad arginarlo. Queste ultime, infatti, spostano la misura della sopravvivenza dall'esclusione delle ostilità alla loro elusione, dal rifiutare il conflitto all'addomesticarlo, dal rinunciare allo sforzo muscolare al calibrarlo.