Abstract
Questo saggio mette in discussione l'interpretazione predominante sull'ultimo Scheler e basata sulla tesi di un dualismo sostanziale fra Geist e Leben riconducibile a quello cartesiano. Questa interpretazione non tiene conto che Scheler in Die Stellung des Menschen im Kosmos critica espressamente il dualismo cartesiano. In secondo luogo, attraverso una precisa analisi dei testi, si mette in luce come dopo il 1924, il termine Geist assuma nel testo scheleriano un significato molto diverso da quello del periodo intermedio, e venga caratterizzato come un attributo completamente impotente. Il problema delle interpretazioni dualistiche è quello di sovrapporre questi due concetti di Geist e in particolare di continuare ad applicare al concetto di Geist sviluppato dopo il 1924 le stesse caratteristiche che Scheler attribuiva al Geist nel periodo intermedio, quando lo identificava ancora con la persona, cioè con un centro dotato di forza. A causa di questa indistinzione le interpretazioni dualistiche non riescono a rispondere alla domanda fondamentale: con quali forze uno spirito originariamente impotente e senza forze potrebbe contrapporsi dualisticamente alla vita? Scheler stesso anticipa possibili obiezioni in questo senso e afferma che «non lo spirito, ma solo l'intelletto ipersublimato, che Klages confonde con lo spirito, è in un certo senso ostile alla vita» (Max Scheler, GW IX, 150). In realtà il vero punto debole della relazione fra Geist e Drang non è il dualismo, tanto che Scheler stesso interpreta il rapporto nel senso di una compenetrazione (Durchdringung), un termine ripreso da Schelling, ma piuttosto il fatto che questa compenetrazione sfocia in una metafisica astratta che non ha più il suo fulcro nel concetto di persona ma in quello di Geist.