Aleksandr Nikolaevič Radiščev, L’uomo, la sua mortalità e immortalità. Introduzione a cura di Angela Dioletta Siclari, traduzione e note di Pia Dusi
Parma: E-theca OnLineOpenAccess Edizioni (2020)
Abstract
Se Radiščev occupa un posto considerevole nella storia del pensiero russo lo deve non al suo trattato Sull’uomo, la sua mortalità e immortalità [O Čeloveke, o ego smertnosti i bessmertii] bensì al Viaggio da Pietroburgo a Mosca [Putešestvie iz Peterburga v Moskvu], opera che gli procurò la condanna a morte da parte di Caterina II, commutata poi nel lungo esilio in Siberia. Qui egli scrisse il suo trattato filosofico che non poche perplessità ha suscitato nei critici, i quali ne hanno denunciato incongruenze e discontinuità, quando non lo hanno definito un’opera compilativa di nessun valore propriamente filosofico. Eppure, nonostante l’evidente diversità strutturale e stilistica, tra le due opere c’è una continuità che non va ignorata. In entrambi gli scritti il tema fondamentale è l’uomo e l’analisi muove sempre dalla situazione concreta ed esperita del suo vivere, in cui il sentimento gioca un ruolo essenziale.DOI
10.14640/quadernidinoctua6
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