The Roman years of Tommaso Campanella were made possible by the protection and patronage of the pope Urbano VIII Barberini. Campanella composed from 1627 to 1631 three series of lengthy Commentaria on the Poemata, the book of Barberini’s Latin poems. What are the Commentaria? This complex, full-length bunch of manuscripts is often dismissed as pure flattery or as another strange, slightly delirious fruit of the exalted mind of the prophet-monk. We think instead that the Commentaria were seen by Campanella as (...) a new start for his philosophical system, furthermore shedding on it a new light: the light of a system, and the reassuring clarity of a pedagogy. Moreover, with the “Collegio Barberino” project, strongly tied to the Commentaria, Campanella tries to lay the foundations of a new educational system fitted for the new Rome and the cultural needs of the 17th-century élite. (shrink)

Quanto segue intende proporsi come il resoconto di una conversazione che Andrea Oliani, Bruno Cortesi e Pietro Vigiani, tutti studenti presso l’Almo Collegio Borromeo di Pavia, hanno intrattenuto con Emanuele Severino, volta ad enucleare, muovendo da spunti talvolta anche polemici, alcune delle concettualità fondanti quel corpus di dottrine che cade sotto il nome di severinismo. Severino è stato squisito nell’accoglierci e ospitarci nella sua dimora di Brescia, lucido e assolutamente puntuale nel controbattere alle nostre provocazioni. La discussione ha poi (...) trovato naturale seguito in una conferenza di carattere più divulgativo tenuta dal filosofo presso il Collegio Borromeo, dal titolo Sulla Tecnica. Severino consegue la laurea in Filosofia nel 1950 come alunno del Collegio Borromeo, discutendo una tesi intitolata Heidegger e la metafisica sotto la supervisione di Gustavo Bontadini. Solo un anno più tardi ottiene la libera docenza in filosofia teoretica. Nel 1964 pubblica lo scritto Ritornare a Parmenide, che, insieme a La Struttura Originaria rappresenta la miccia che innescherà negli anni successivi quello che molti hanno definito lo “scandalo” del severinismo. Questi scritti, come altri, posseggono una portata teorica tanto dirompente che già nel 1969, a seguito di un lungo e accurato esame condotto da Cornelio Fabro, la Chiesa cattolica proclamerà l’insanabile pposizione tra il pensiero di Severino e il Cristianesimo. Comprendere tale pensiero è cosa ardua, se prima non ci sia volti alla grecità delle origini: essa è, per Severino, il luogo ove in maniera inaudita (nel senso letterale di “mai udita prima”) viene pensato l’Incontrovertibile, il “Sempre Salvo”, ciò la cui egazione è auto-negazione, e che pertanto non può in alcun modo essere contraddetto; In altri termini: la Verità. Essa è anche stata in grado per la prima volta di concepire in maniera radicale L’Essere e il suo corrispettivo: il Niente inteso come radicale assenza di qualsiasi positività. L’aver inteso la Verità come Saphés (“Ciò che brilla di luce propria” da cui Philo-Sophìa) da un lato, e l’aver posto L’Essere e il Niente dall’altro, sono gli atti che per Severino fondano quell’immenso edificio culturale che ancora oggi domina il pianeta tutto: L’Occidente. È possibile, dunque, individuare una pars construens e una pars destruens negli scritti di Emanuele Severino: da una parte sembra che, facendo uso di un apparato logico e ontologico raffinatissimo, egli cerchi di porre in questione le categorie di pensiero occidentali risolvendo il Problema dell’Occidente alla radice, cioè eliminandolo (accenneremo a quale sia questo problema e a cosa significhi eliminarlo); in questa che è una vera e propria opera di demolizione, il Nostro (pars construens) intende mostrare come tutto quanto si mostra nell’orizzonte esperienziale sia “da sempre salvo” perché eterno. Ciò sfocia, in scritti quali Pensieri sul Cristianesimo, Technè, Il Giogo, Il Nulla e la Poesia, in una “ricostruzione” volta a mostrare come le categorie introdotte dal pensiero greco si riverberino in ogni forma della razionalità occidentale, dall’arte, alla filosofia, al diritto, alla politica, determinandone in maniera necessaria gli sviluppi. Precisiamo, per correttezza, che lo stesso non è stato rivisto da Severino. (shrink)

Benet Pererio (1535-1610) began teaching philosophy at the Collegio Romano in 1559. A few years later, the rector, Diego Ledesma, and another professor of the Collegio, Achille Gagliardi, accused him of endorsing Averroistic positions during his lectures. This episode has recently been studied, among others, by Paul Richard Blum, who has blurred the lines of the alleged Averroism of Pererius, identifying a series of sources, often Neo-Platonic, which suggest an exploitation of the allegation of Averroism by Ledesma. In (...) turn, Christoph Sander argued that the point of quarrel was not so much about the content as about the way of teaching philosophy by Pererio. In my article, on the other hand, the ‘Pererio case’ is re-considered in the light of some manuscript sources which show how in Pereiro’s intellectual path the positions of the major philosophical authorities, starting with Aristotle, could not withstand the test of rational investigation: Theophrastus, Themistius, Simplicius and Averroes, up to Albert the Great and Thomas Aquinas. Pereiro, accordingly, found himself freed from ‘sacred authorities’, and, if exalting Averroes, he did so only as a commentator, but without adhering to his doctrines. (shrink)

Tentazione di Siracusa, "Tentación de Siracusa", es el título que eligió Jacques Derrida (1930-2004) para la breve, aunque magistral, conferencia que pronunció el 18 de enero de 2001 en Ortigia, en el Palacio del Senado siracusano. Allí fue convocado por las autoridades del Collegio Siciliano di Filosofía y por el entonces intendente de la comuna sícula, Giambattista Bufardeci, quien le otorgó en tal ocasión la ciudadanía honoraria de esa antigua y culturalmente variada urbe mediterránea, una ciudad atravesada milenariamente por (...) la tensión entre filosofía y política, que vio partir por mar, reducido a esclavo, a Platón, y que se manchó con la sangre de Arquímedes, derramada por un soldado romano invasor. La lectio derridiana, que propone sin ambages una nueva figura para la relación entre filosofía y política, abordando el fenómeno de la "mundialización" así como la pregunta por el sentido contemporáneo de la ciudadanía, debió esperar casi dos décadas para ver la luz. Recién en 2018 la editorial Mimesis, sello italiano de incuestionable prestigio, la hizo accesible dentro de su colección "eterotopie", dirigida por los profesores Salvo Vaccaro (Università degli Studi di Palermo) y Pierre Dalla Vigna (Università dell'Insubria). El texto fue traducido íntegro para su publicación por Francesco Garritano y Marina Machì (ambos de la Università della Calabria), quienes ofrecieron, como adelanto de su versión, un breve fragmento por primera vez en la edición del 21 de enero de 2001 del periódico italiano Repubblica, bajo el título Il tiranno e il filosofo). (shrink)