Il Tractatus de praedestinatione et de praescientia Dei respectu futurorum contingentium, composto da Guglielmo di Ockham tra il 1321 e il 1324, costituisce uno snodo cruciale nelle discussioni medievali sul tema del fatalismo teologico e sulle questioni che vi sono implicate, come la conoscenza dei futuri contingenti e il compatibilismo tra prescienza divina e libero arbitrio. Raccogliendo e ripensando fonti di diversa provenienza, Roberto Grossatesta e Pietro Lombardo in primis, il Venerabilis inceptor sposta il problema sul piano epistemologico e linguistico, (...) affrontandolo dal punto di vista di un’analisi proposizionale degli enunciati che parlano dei contingenti futuri. In questo modo egli affida agli strumenti dell’argomentazione logica e dell’indagine semantica il compito di sciogliere le implicazioni teologiche della questione, in una teoria che garantisca al contempo la prescienza di Dio e la libera volontà umana. Il principio della soluzione ockhamiana, che costituirà un punto di riferimento – pro o contro – nei dibattiti teologici del XIV secolo, consiste nell’intreccio tra analisi proposizionale e logica fidei, in nome di una soluzione pragmatica del dilemma compatibilista: come mostra il caso esemplare della profezia, gli enunciati della scienza divina costituiscono i postulati di una logica della credenza che poi procede da quelle premesse, attraverso una catena argomentativa, a formulare i precetti che guideranno i passi del cristiano nel mondo. Il volume rende disponibile per la prima volta al lettore non soltanto la prima traduzione in italiano del Tractatus, ma anche un ricco apparato di testi (le distinctiones 38, 39 e 40 dell’Ordinatio, i capitoli 7 e 27 della Summa Logicae, la quaestio IV.4 dei Quodlibeta, le Quaestiones in Libros Physicorum 41 e 44, il prologo della Expositio in libros Physicorum e un estratto dalla Expositio in Librum Perihermeneias Aristotelis) che consente di ricostruire in modo coerente una teoria ockhamiana della contingenza e di gettare luce su una nuova interpretazione del pensiero del teologo e filosofo inglese. (shrink)

The paper presents a preliminary estimation of the extent of dissemination of optical texts, ideas, and issues among the masters connected with the Prague faculty of arts in the late 14th and early 15th century. Investigation of this topic, so far rather neglected, is based chiefly on manuscript research. The paper brings evidence that perspectiva was taught in Prague at least since the 1370s. It suggests that investigation of Prague quodlibetal disputations (ca. 1390s – 1410s) and consideration of perspectivist authorities (...) employed in these texts can also shed some light on the issue. However, the paper is mainly devoted to the question on the mechanism of vision disputed by Bohemian arts master John of Borotín (Iohannes de Borotin, 1378 – after 1458) in the quodlibet organised by John Hus in 1411. It is suggested that the single extant exemplar of the question (preserved in the codex Prague, National Library, X.H.18) probably is Borotín’s autograph. The structure and sources of the question are analysed, with the conclusion being that Borotín proposes a compromise between intromission and extramission influenced by John Peckham’s Perspectiva communis. A critical edition of Borotín’s question is appended to the paper. / / / Please note this article is published with Brepols Publishers as a Gold Open Access article under a Creative Commons CC 4.0: BY-NC license. The article is also freely available on the website of Brepols Publishers under this same license. (shrink)

The quodlibetal collection sat Oxford in the are fourteenth century are discussed.