Aphex 4:246-264 (
2011)
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Abstract
Ita La recensione presenta la prospettiva enattivista difesa da Alva Noë, e ne discute alcuni aspetti specifici. Il pensiero, la coscienza e la cognizione non sono pienamente comprensibili, secondo l’enattivismo di Noë, senza un’adeguata considerazione del ruolo ricoperto dal corpo e dall’ambiente. Sarebbe quindi sbagliato continuare a pensare che il cervello da solo sia responsabile dei processi cognitivi umani: il programma che ricerca i correlati neurali della coscienza sarebbe quindi destinato al fallimento dal principio, perché tralascia in partenza corpo e ambiente; i programmi di ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale sarebbero ugualmente compromessi, non solo con una concezione computazionalista della cognizione, ma anche con la vecchia idea che un cervello artificiale sia sufficiente alla cognizione quanto un cervello naturale. Di seguito si prendono in esame due prospettive sperimentali su cui Noë fa grande affidamento: gli studi sulla plasticità neurale dei furetti svolti da Mriganka Sur e altri, e la realizzazione di un sistema di sostituzione visuo-tattile da parte di Paul Bach-Y-Rita. Per Noë si tratta di elementi cruciali in supporto alla propria prospettiva: in realtà, come emerge dalla breve analisi, l’attribuire loro un significato così chiaro e univoco pro-enattivismo è qualcosa di molto meno scontato. Infine, segue un breve bilancio del libro di Noë, dove gli elementi d’interesse del volume sono presentati insieme all’individuazione di alcuni punti deboli, che il testo condivide con la gran parte degli studi che in vario modo fanno leva sull’intuizione legata all’embodiement: da un lato una difficoltà strutturale riguarda la possibilità di identificare con chiarezza gli elementi costitutivi del mentale; dall’altro lato, il riferimento a forme di esternalismo radicale sembra ugualmente comportare diversi problemi. -/- Abstract Eng The review presents Alva Noë’s enactivist view, and aims at discussing some of its ideas. Thought, consciousness, and cognition are not understandable, Noë claims, without taking into proper consideration the role played by the body and the environment. It would be wrong indeed to go on thinking that our brain alone is responsible for human cognitive processes: the program searching for the neural correlates of consciousness is hopeless in principle, because it neglects from the beginning the body and the environment; research programs in artificial intelligence are as well compromised, not only with a computationalist view of cognition, but also with the old idea that an artificial brain will suffice for cognition just like a natural one. Thereafter, two experimental perspectives, that Noë uses to support his view, are examined: Mriganka Sur’s studies on neural plasticity of ferrets, and Paul Bach-Y-Rita’s tactile-visual substitution system. Noë argues that these results are crucial in supporting his view, but, as the discussion highlights, their pro-enactivism meaning is not so clear and unambiguous. Finally, a balance of the book follows, where the many elements of interest are presented together with the acknowledgment of some weak points, that the book shares with the majority of the proposals that deal with the embodiment’s insight: on the one hand, a structural difficulty concerns the possibility to identify clearly the constitutive elements of the mental; on the other hand, the reference to radical versions of externalism seems to entail many difficulties as well.