Within Michel Foucault’s own conceptualization of governmentality, there is little room for something like ‘ungovernable life’. The latter seems to hint at a form of social conduct beyond power-relations, which would offend Foucault’s basic philosophical postulates. I argue that this identification between governmentality and power as such demonstrates a one-sided focus on the history of Western power-relations. By opposing Foucault’s genealogy of governmentality to Ivan Illich’s critical history of government, I delineate indigenous struggles against governmentalization as a form of ungovernable (...) counter-conduct. Throughout his books from the 1970s to 1990s, Illich wrote a critical history of government surprisingly similar to Foucault’s, from the pastorate to modern political economy. However, rather than merely describing this history, Illich argued governmentalization alienated human beings from their autonomy. As a former missionary priest, he criticized the Church’s and modern governments’ attempts to subsume populations under a conduct of conducts. He advocated anticolonial resistance to subsumption under Western governmental regimes. In Illich’s appreciation of decolonized life, an ungovernable form of life can be discovered, which I defend with the example of Zapatismo and indigenous self-government through mandar obedeciendo. (shrink)

Il primo messaggio che un relatore deve mandare al suo pubblico, soprattutto se è un po’ narcisista, è rassicurarlo sul fatto che ha competenza nella materia che tratterà. Così vorrei fare anche io: rassicurarvi sulla mia competenza in fatto di isteria.

“Anima naturaliter christiana” (Anima naturalmente cristiana) così si esprimeva per Tertulliano, e per Jung questo vale in senso psicologico, per noi occidentali: “Per lui (l’occidentale) l’uomo interiormente è infimo… cerca di propiziarsi quella grande potenza (Dio), mediante il timore, la penitenza, le promesse, la sottomissione, l’autoumiliazione… la grande potenza non è egli stesso, bensì… l’interamente altro, assolutamente perfetto ed esterno, l’unica realtà… (per l’orientale) La psiche è perciò la cosa più importante, è il respiro che tutto penetra… Tutta la vita (...) fluisce da lui e tutte le diverse forme apparenti si ridissolvono in lui… Anziché mandare a mente le tecniche spirituali dell’Oriente, sarebbe molto più importante scoprire se esiste nell’inconscio una tendenza introversa, simile al principio spirituale che domina in Oriente… Saremmo allora in condizione di edificare sul nostro suolo e con i nostri metodi. (shrink)