Panpsychism has many sides in common with Jung and Pauli's thinking, and analytical psychology is also a form of panpsychism. In this article we want to lay the foundations for a psychophysics that has an adequate onto-epistemology for the complex phenomenology of the relationship between quantum physics and consciousness. This onto-epistemology is a monism in which an informational-spiritual atemporal dimension, completely entangled in itself and teleologically anthropic, precedes and “informs” instantaneously and constantly matter-energy, space-time and consciousness.
La citazione di Rilke pare ben delineare gli ambiti “abissali” del rapporto di noi tutti con “Dio”, di “Dio” con l'abisso di se stesso, come Jung (ma non solo) ritiene, e in definitiva di noi stessi con noi stessi (Jung: ”L'uomo moderno deve perciò trovare altrove, nel suo profondo, le sorgenti della propria vita spirituale, e per trovarle deve individualmente lottare contro il male, confrontarsi con l'Ombra, integrare il demonio”). Il libro di Giobbe appare configurarsi come lo sforzo ultimo di (...) Jung di legare vertiginosamente ma molto plausibilmente appunto, riflessioni complesse sulla natura del male, sul rapporto (sempre al limite del comprensibile e del dicibile) tra monismo e dualità, che “dall'Alto dei Cieli” tombe nell'inconscio, su eventi simbolici come la assumptio Mariae, sui simboli dell'imago dei.. Lo scopo del presente lavoro è il breve e non completo affresco della possibile correlazione tra il Libro di Giobbe e alcuni antecedenti mesopotamici, nel senso di riflettere su alcuni possibili differenti simbolismi sottesi a questa correlazione, che sembrano avvallare la lettura junghiana, ma anche di mostrare una plausibile convergenza dell'interpretazione junghiana del testo con altre formulazioni teoriche. (shrink)
The thesis we’re going to present gets to maintain it impossible to disregard a quantum – psychoid change of the analytical psychology statute – being the psyche not separable from the matter – that finds its most accomplished and impressive epicentre in C. G. Jung and W. Pauli’s theory of the synchronicity. Since we intended to go ahead with this research line – in our opinion still ‘in becoming’ - we’ve just formalized the thesis of a quantum psychoid turning point (...) of analytical psychology together with quantum physicist T. Cantalupi ( Cantalupi T. , Santarcangelo D. , “Psiche e realtà”, Tecniche Nuove , Milano 2014 ). In our opinion this operation is justified on one hand by the imperative of looking into the inner nature of psychic processes, that appear at quantum matrix, on the other hand by the necessity of facing the fundamental effects of such approach in epistemological, clinical and ethical – social sense, as we ‘re going to make clear. Let’s note right away that the a – causal foundation of the theory of synchronicity seems to suggest between the lines the revolution of the conception of a physical universe that is in itself substantially a - causal and governed by laws fundamentally filled with an interpenetrated union between cause and effect, case and synchronical “necessities” unexpectedly governed by analogical – finalistic (spiritual ) laws . (shrink)
In this pages the author suggests a spiritual interpretation of Jungian epistemology as a way towards authenticity. He also argues that Martin Heidegger's philosophy and panpsychism can confirm the possibility offered by Jung - with his alchemical - archetypical description of human nature - to achieve a deeper and more authentic awareness of our existence.
Con il termine psicoterapia è d'uso riferirsi al trattamento del "disagio" mentale attraverso mezzi psichici, ma l'ovvietà "tautologica" della definizione tende a svanire se si affronta un esame più approfondito dei termini "psiche", "mezzi psichici" e "disagio mentale". Una definizione non può in linea generale che assumere un significato ed un valore limitato nel tempo e nello spazio, ma il sostanziale polimorfismo teorico, metodologico, tecnico e linguistico che contraddistingue la psicoterapia ne rende ancora più ardua una chiara ed univoca definizione. (...) Vi è un sostanziale accordo, che però lascia inalterati i problemi sottostanti, su definizioni che sono sulla stessa linea di quelle ad esempio di Wolberg o di Frank. Wolberg(1) parla di: «trattamento, con mezzi psicologici, di problemi di natura psichica, in cui una persona appositamente qualificata stabilisce deliberatamente una relazione professionale con il paziente con lo scopo di rimuovere, di modificare e di attenuare i sintomi esistenti, di mediare modi di comportamento disturbato e di promuovere la crescita e lo sviluppo positivo della personalità». (shrink)
The thesis of this paper is that panpsychism theory is very close to jungian theory, especially thinking of the quantum psychoid aspects of C.G.Jung and W.Pauli theory: a psyche that touches matter and matter with a “latent psyche”. The two theories seem to describe the same reality, an animation of matter in a spiritual sense, as the jungian Self seems to do at a higher level.The complexity theory appears instead to be a description of reality still nomothetic.
The Mesopotamian peoples were never really dominated by the reason the way we conceptualize it. It's to the revelation as direct emanation of the divine that they ascribed the appearance of knowledge.
The thesis of the paper maintains it is impossible to disregard a change in the statue of analytical psychology involving the notion of psychoid and its correlation to quantum physics, being psyche not separable from matter. This change finds its most accomplished and impressive epicentre in C.G. Jung and W. Pauli’s theory of synchronicity, in which the Jungian Self becomes the psyche’s quantum psychoid regulatory center, in a Spiritual sense.
Nel Liber Novus la risonanza dei campi archetipici, che si esplica nel primato dell’imago e dell’immaginale, esplode in tutta la sua “patica” evidenza. L’archetipo junghiano sembra contenere in sé il riverbero dell’onnipresente telos che percorre la coincidentia oppositorum, e qui il pensiero va alla concezione di Nicola Cusano. Nella sua concezione, l'entità divina è al di là del principio di identità e di non contraddizione, Dio è l'unità degli opposti, in Lui luce e tenebre, sostanza e non sostanza e tutti (...) i dualismi, vengono compenetrati. (shrink)
“Vocatus atque non vocatus Deus aderit." (C.G. Jung) -/- Dans le Liber Novus, la résonance des champs archétypiques, qui se manifeste dans dans le primat de l'imago et de l'imaginal, explose dans toute sa « pathique » évidence. L'archétype jungien semble contenir en soi l'écho du telos omniprésent qui parcourt la coincidentia oppositorum. On est alors amené à penser à la conception de Nicola Cusano.
L'epistemologia stocastico-probabilistica attuale che da decenni prosegue nella sua svolta relativistica ed indeterministica, crediamo rappresenti l'alveo adatto per la comprensione della particolare epistemologia junghiana.
Nel quadro di una teorizzazione, derivante da più ambiti, indebolente, non fondazionalistica, dell'approccio alla realtà fenomenica, la nostra attenzione si è soffermata sull'ambito psicologico, nel quale contestiamo una visione statica, atemporale e oggettivistica dell'identità soggettuale, e sosteniamo, tra l'altro, l'imprescindibilità, per la psicoterapia, del rimando alla sintomatologia dei significati esperiti dall'individuo.
La cruciale questione epistemologica della limitatezza dell'impostazione dualista, trova nel rapporto tra simbolo, imago e imaginale il suo punto gnoseologico più alto. La lezione della psicoanalisi di Jung ipotizza che sia il Sé il centro regolatore della psiche in senso quanto-psicoide, in quanto sembra quot;organizzare; in senso quantistico appunto, l'energia disponibile nello spazio archetipico-psicoide, attraverso l'utilizzo dell'energetica insita nel simbolo, pensando alle dinamiche oniriche, evolutive, prospettiche, psicosomatiche e soprattutto sincronistiche in senso ampio. L'energetica del simbolo appare così, teleologicamente tesa alla (...) ricomposizione di tensioni a polarità opposta, (probabilmente a tutti i livelli di realtà) e con una tendenza finalistica, acusale e compenetrativa; quindi, (pensando alla funzione trascendente) a carattere probabilmente evolutivo-spirituale. (shrink)
We consider essential the need to integrate the causalistic nomothetic scientific approach with an unavoidable acausal finalistic approach. We come to consider too that it is precisely the psychoanalytic sphere that contributes decisively to this redefinition within the epistemology of science.
A Symbol doesn't explain, says Jung. In fact it is beyond the dichotomy of the binary logic, that wants the limiting and restrictive diktat of the tertium non datur to be perpetuated so as to be obliged to choose between two possibilities being anyway on the same nomological axis.
Jung's interpretative "matrix" seems to offer us the possibility to frame the social phenomenology concerning the loss of sense, with the consequent load of experience of widespread awkwardness, in a context of epoch-making, progressive, "one-dimensional" reduction of the symbolic. -/- This seems to us the fundamental matrix of the disastrous, schizoid conflict of the present day society: on one side a literalism in keeping with the logics of power and control, disheartening any possibility of individual and collective development and wellbeing; (...) on the other side the absolute impossibility to keep together the fragments of this vision of the world, anachronistic as it appears by now, in an epoch-making realizing of what could be defined as the violence of the "monotheism" of the reason. -/- The pervasive social influence we are subjected to and we suffer even in the ephemeral shelter of our privacy speaks the language of literalism, rejects the oxygenating receptiveness to the metaphor, prefers the poor inclusive significance of the meaning to the deeper (and potentially enlivening source of psychic welfare) but embarrassing liberty of the sense. (shrink)
Il salto epistemologico che il pensiero junghiano ci consente di fare, si permette di trattare gli argomenti religiosi, metafisici, ecc. in un’ottica che è diverso sia dall’atteggiamento giocoforza riduttivo della scienza che non può approcciarli per via del suo linguaggio specifico, se non in maniera dell’aut-aut, esiste-non esiste, vero-non vero, senza poterne cogliere l’importante significato simbolico e psicologico, sia dall’atteggiamento intrinsecamente religioso.
“Anima naturaliter christiana” (Anima naturalmente cristiana) così si esprimeva per Tertulliano, e per Jung questo vale in senso psicologico, per noi occidentali: “Per lui (l’occidentale) l’uomo interiormente è infimo… cerca di propiziarsi quella grande potenza (Dio), mediante il timore, la penitenza, le promesse, la sottomissione, l’autoumiliazione… la grande potenza non è egli stesso, bensì… l’interamente altro, assolutamente perfetto ed esterno, l’unica realtà… (per l’orientale) La psiche è perciò la cosa più importante, è il respiro che tutto penetra… Tutta la vita (...) fluisce da lui e tutte le diverse forme apparenti si ridissolvono in lui… Anziché mandare a mente le tecniche spirituali dell’Oriente, sarebbe molto più importante scoprire se esiste nell’inconscio una tendenza introversa, simile al principio spirituale che domina in Oriente… Saremmo allora in condizione di edificare sul nostro suolo e con i nostri metodi. (shrink)
La sincronicità, è “la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi esterni che paiono paralleli significativi della condizione momentaneamente soggettiva” (Jung, 1952). C.G.Jung e il fisico quantistico premio Nobel, W. Pauli, ci introducono con tale concettualizzazione in un mondo, nel quale ciò che è interno e ciò che è esterno a noi non è così nettamente definito, mondo nel quale le “coincidenze” non sono più tali, ma rivestono un significato ed un’importanza per la nostra psiche, per (...) la nostra vita. Se un bambino mentre gioca sulla riva di un fiume, vi cade e rischia di venire trascinato dalla corrente, e nello stesso momento sua madre dall’altra parte della città è preda di un’angoscia che l’attanaglia e grida: “il mio bambino!”, siamo in presenza di un evento sincronistico, nel senso della definizione di Jung sopracitata. Noi crediamo, sulla scia di Jung e Pauli che la sincronicità possa essere un possibile principio esplicativo della realtà da affiancare alla causalità, per Pauli vi sono nella realtà sia elementi razionali sia irrazionali ed è quindi impossibile per la fisica dire l’ultima parola sulla realtà, visto che quest’ultima è così complessa. L’attuazione dei fenomeni sincronistici è fuori dalla portata di qualsiasi tipo di previsione razionale, l’evento sincronistico non è riproducibile ed è in qualche modo l’emblema dell’aspetto non razionale della realtà, e come detto, insieme alla più consueta logica causalistica, (ad esempio, una mela su un albero quando è matura può anche cadere), danno una visione più completa della realtà. E questa visione più completa era l’intento di Jung nell’approcciare questi fenomeni: “Cercare di aprire una via verso “l’animazione della materia” a partire dall’assunzione che “ciò che esiste sia dotato di senso”…” ( Pauli e Jung 1992, lettera n.59 di Jung, p. 100). (shrink)
What we've considered so far about the epistemology of human sciences comes up again as to the concept of "destiny''and human free will: who "must" tell us if we are destined or not? Either Neuroscientists or sociologists? Either Philosophers or biochemists? Has psychology anything to say? Do we need a pool to gather them all? Many other questions come up: what determines us and how much? ls there any sense in talking about destiny? We are a complex system and our (...) conscience is an epiphenomenon of a unitary hierarchical system: would this exclude any possibility of choice? And what does "free choice" mean? And what about the consequences on the ethics? Being Jung and Pauli’s thought a reference point, might we outline a comprehensive reading as regards such problems, even thinking of a sort of quantum psychoid free will? (shrink)
Vi è prepotente orient-amento nella civiltà orientale contemporanea, un imperioso richiamo ad orient-arsi verso l’est, appunto. Daremo degli esempi di questo moto epocale, che appare sostanzialmente un moto dell’Anima, nel senso Hillman. Ma cos’è l’Oriente? Forse l’Oriente: “Non è una realtà naturale, ma un idea, e più precisamente un’idea occidentale, con una storia e una patologia di miti e di significati nascosti” (Clarke 1996).
Ci chiediamo come l'affettività nella società di massa possa venire considerata, come sia vissuta e con quali possibili valenze e prospettive, da un soggetto che ha visto attenuarsi la sua credenza irriflessivamente adesiva in un esistente fondato e fondante e, conseguentemente, ridimensionata la monoliticità della propria identità soggettuale.
The thesis we’re going to present gets to maintain it impossible to disregard a quantum – psychoid change of the analytical psychology statute – being the psyche not separable from the matter – that finds its most accomplished and impressive epicentre in C.G.Jung and W.Pauli’s theory of the synchronicity.
We want here to suggest the hypothesis that the finalistic process inherent in the psyche as Jung describes it, is eminently of spiritual nature and "based" on the quantum-psychoid connection between the instinct of religiosity and the Self archetype. Which in our hypothesis evokes the possibility of a plausible extension of the Self quantum psychoid conception, with a series of consequences such as to believe it possible a development in quantum psychoid dimension of the analytical psychology itself.
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