To the origin of psychoanalysis, in the thought of his founder, Sigmund Freud, the unconscious is properly timeless. In this work we will analyze the concept of Real in Jacques Lacan's thought, and at the same time we will try to understand the functioning of après-coup temporality on the relationship between the time of trauma and the time of symptom. Doing this, we will try to answer an essential question: if the concept of Real is the key concept of last (...) Jacques Lacan's thought, which is his own temporality? Answering this question we will try to catch a pure and transcendental temporality of Real. (shrink)
During the last ten years of his life, Antonin Artaud shows more and more intensively a multi-faceted and caustic refusal for traditional literature and the ordinary practice of writing. But above all, he shows a stylistic impatience for the alphabetic use of the word and the language. By the intention of creating an inhuman language, which could be understood also by the illiterate people, Artaud wants to undermine the significant use of the word, so that he can achieve a non-representative (...) language, a language that could make real. In this perspective, the aim of our work consists in an inquiry of the expressive forms through which Artaud’s last literary production shows the refusal of canonical literature: especially, we attempt to work about the use of glossolalias, drawings and pictograms included in several Cahiers which Artaud draws up during his confinement in the Rodez’s madhouse, as well as in some of the letters that he writes since 1943. (shrink)
Saggio contenuto nel volume: AA.VV. Di stelle, atomi e poemi. Verso la physis, a cura di Enrico Giannetto, Aracne, Roma 2018. Trascrizione ed ampliamento di una conferenza pronunciata in occasione del "Seminario Deleuziano" organizzato dalla prof.ssa Daniela Angelucci e svoltosi il 28 Settembre 2017 presso l'Università degli Studi Roma Tre.
Discussione a partire dal libro di M. NICHTERLEIN e J. R. MORSS, Deleuze e la psicologia, a cura di Pietro Barbetta ed Enrico Valtellina, Raffaello Cortina, Milano 2017.
Il principale obiettivo teoretico di questo lavoro consiste nel tentativo di verificare, attraverso un’indagine storico-genealogica e concettuale, come nella filosofia di Gilles Deleuze si assista ad un radicale mutamento del paradigma relativo alla nozione di trascendentale. Si tratta, in altre parole, di ripercorrere alcune delle tappe fondamentali che conducono il filosofo parigino a “purificare” il trascendentale da ogni riferimento ad una coscienza soggettiva egologica che si fondi in quanto principio genetico del mondo. Si riterrà utile procedere analizzando, in primo luogo, (...) il rapporto che Deleuze intrattiene con le istanze originarie del soggettivismo trascendentale kantiano, ove il trascendentale stesso, nel pensiero del filosofo tedesco, è strettamente connesso all’Io penso in quanto facoltà appercettiva dell’intelletto che incarnerebbe le condizioni di possibilità dell’esperienza. In secondo luogo, si tratterà di orientarsi nel dibattito critico che Deleuze intrattiene con la fenomenologia di Edmund Husserl, ed in particolar modo con la lettura husserliana della Critica della Ragion Pura di Kant, ove il padre fondatore dell’indirizzo fenomenologico novecentesco è colui che fa leva sullo stretto rapporto che sussiste tra il trascendentale e la coscienza. Nonostante il percorso storico, tracciato dal concetto di trascendentale, abbia inizio con l’opera di Kant, ritengo non sia possibile evitare un pur breve confronto con il ruolo che l’ego ha avuto nella formulazione cartesiana del cogito; si dovrà, per ciò stesso, considerare la particolare lettura deleuziana che riconosce nel cogito cartesiano il “luogo” in cui confluiscono tutte le facoltà del soggetto, permettendo di identificare il cogito stesso con una forma embrionale di piano di immanenza, seppur non adeguatamente radicalizzata nella misura in cui il cogito cartesiano resta saldamente ancorato al soggetto. Ritengo, tuttavia, che il più considerevole obiettivo di questa proposta d’indagine non si risolva in una ricostruzione meramente storico-genealogica. Si tratterà, al contrario, di verificare come l’importanza degli esiti raggiunti da Deleuze mediante l’opera di purificazione della nozione di trascendentale sia da individuare su due fronti: 1. La teorizzazione del concetto di campo trascendentale permette a Deleuze di disegnare una forma di temporalità non psicologica e non cronologica fondata sul paradosso secondo cui il tempo costituirebbe un’interiorità non psicologica, o per meglio dire, una dimensione autenticamente trascendentale nella quale il soggetto vive e diviene. 2. In antitesi ai proponimenti della fenomenologia husserliana, l’esito autentico del progetto di purificazione del trascendentale da ogni istanza egologica consiste nell’interruzione della correlazione a priori tra il soggetto e il mondo, nella destituzione della filosofia da ogni pregiudizio antropocentrico, e nella rideterminazione dell’umano niente più che come un effetto, o un caso, del mondo. (shrink)
Nella sua riflessione filosofica sull’immagine filmica Gilles Deleuze sembra aver tradotto nella maniera più immediata, ancorché insolubilmente problematica, la presenza di uno spazio e di un tempo che giocano il proprio ruolo su di una forma passiva di soggettività: è proprio ne L’image- mouvement, infatti, che Deleuze mostra come uno dei passaggi più proficui delle sue osservazioni sul cinema sia proprio la crisi di ciò che egli definisce immagine-azione, a favore, invece, di un’immagine-tempo, o situazione ottica e sonora pura. Per (...) quanto attiene specificamente lo statuto filosofico dell’immagine, si può dire che sia proprio questo passaggio che consente a Deleuze stesso di modulare la sua riflessione riponendo maggiore attenzione all’elemento temporale rispetto invece al movimento — concetto dal quale, ciononostante, l’indagine sul cinema aveva preso abbrivio. (shrink)
In this work we analyze the concept of real in Jacques Lacan’s thought, in order to consider it as the transcendental and pre-human origin of the subject and his empiric world. This attempt is in order to catch a particular space which could explain the real of subjectivity in terms of what Jacques Lacan calls extimité. In fact, by using topology and its exemplary figures, we can try to understand the functioning of real as an empty space in the middle (...) of the subject. More specifically, for the purpose of reaching a primordial and original real for the subject, we have to consider several issues of this concept in Lacan’s thought: out of logical sense, we’ll see how the real is not attributable to any signification system. Furthermore, the real arises to the subject in terms of trauma; we can’t say anything sensible about the real, but we can only meet it. In other words, the real is uniquely undefinable. Ultimately, in order to see how the paradigm of the concept of transcendental have been changing from Kant’s philosophy since nowadays, we’ll try to justify the thesis under which the real shows an inhuman core in the middle of the human subjectivity. (shrink)
Nel suo "Il canone minore", Rocco Ronchi descrive il tentativo compiuto da quelle figure, sovente eretiche del pensiero rispetto a quello che l’autore individua come canone maggiore, che nel corso della storia della filosofia hanno pensato davvero l'immanenza dell’assoluto o, che è lo stesso, l’univocità dell’essere sul piano degli enti di natura. Nell’esigenza fondamentalmente speculativa e per ciò stesso anti-moderna della filosofia, ciò che si dà a vedere quale dato immediato dell’intuizione è un'equivalenza solo apparentemente innocua, ma in realtà profondamente (...) perturbante e traumatica: immanenza assoluta = natura. (shrink)
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