Abstract
Nella sua riflessione filosofica sull’immagine filmica Gilles Deleuze sembra aver tradotto nella maniera più immediata, ancorché insolubilmente problematica, la presenza di uno spazio e di un tempo che giocano il proprio ruolo su di una forma passiva di soggettività: è proprio ne L’image- mouvement, infatti, che Deleuze mostra come uno dei passaggi più proficui delle sue osservazioni sul cinema sia proprio la crisi di ciò che egli definisce immagine-azione, a favore, invece, di un’immagine-tempo, o situazione ottica e sonora pura.
Per quanto attiene specificamente lo statuto filosofico dell’immagine, si può dire che sia proprio questo passaggio che consente a Deleuze stesso di modulare la sua riflessione riponendo maggiore attenzione all’elemento temporale rispetto invece al movimento — concetto dal quale, ciononostante, l’indagine sul cinema aveva preso abbrivio.