ITA: In che modo il nostro cervello è in grado di produrre quel tipo di comportamento flessibile e volto a specifici scopi che chiamiamo intelligenza? Le differenze cognitive tra individui sono dovute a una varietà di abilità mentali o a una sola? Questo articolo discute gli elementi centrali della teoria dell’intelligenza generale proposta da John Duncan nel volume How intelligence happens, tradotto recentemente in italiano e corredato da un capitolo conclusivo inedito. Prendendo le mosse dalla ricerca di (...) Charles Spearman sull’intelligenza generale e sui test d’intelligenza, Duncan caratterizza l’intelligenza nei termini di integrazione e controllo cognitivo. I dati neuroscientifici raccolti da Duncan suggeriscono che questi aspetti chiave del comportamento intelligente siano realizzati da un circuito cerebrale, chiamato multiple-demand system, in grado di scomporre problemi complessi in sotto-problemi più semplici e integrare informazioni da varie aree del cervello. ENG: How does our brain generate that sort of flexible and goal-directed behaviour that we call intelligence? Are individual differences in intelligence due to a variety of cognitive abilities or do they depend on one single mental ability? In this commentary, I revise and critically assess the key elements of John Duncan’s theory of general intelligence presented in the popular-science book How intelligence happens, recently translated into Italian and edited by F. Pavani, with a new final chapter. Starting from Charles Spearman’s research on a general intelligence factor and psychometric tests, Duncan advances a theory that characterises intelligence in terms of integration and cognitive control. Neuropsychological and neuroimaging data suggest that such key aspects of intelligent behaviour are realised by a brain network called a multiple-demand system, which is capable of decomposing complex problems into simpler sub-problems and then integrating information from different brain areas. (shrink)

Le discussioni sulle tecnologie digitali e Internet e sulle loro applicazioni nel campo della politica sono l’inevitabile portato di un mutamento di più ampia rilevanza che coinvolge ogni aspetto economico, sociale e culturale della contemporaneità. È in corso una “rivoluzione tecnologica” di cui ancora non siamo pienamente consapevoli, che scombina assetti ritenuti stabili e sposta l’orizzonte del possibile. Il ceto politico in parte la condiziona e in parte la subisce. Nell’uno e nell’altro caso, possiamo rilevare che non è in grado (...) di capirla. Alle ICT (Information and Communication Technologies) si guarda con la speranza di sincronizzare finalmente l’operato del sistema politico-amministrativo alla rapidità e complessità dei nuovi tempi; e di avvicinare i governati ai governanti visto che la distanza tra le parti è sempre più marcata. Un sano scetticismo verso la capacità dell’apparato istituzionale di ri-generarsi spinge a credere che sarà un’opportunità sprecata se lasciata alla sola iniziativa dei politici: è necessario che la società civile si faccia carico del futuro, del suo futuro. La proposta non è così irrealistica; le comunità del XXI secolo potranno sfidare un divenire sempre più incerto solamente promuovendo la libertà e la responsabilità dei loro membri e creando le condizioni per sprigionare un’“intelligenza collettiva” attualmente dispersa e disconosciuta. Su questo piano si situa l’apporto teorico-analitico di Pierre Lévy, a cui va il merito di aver posto le domande giuste alla scienza e alla politica e di aver stimolato un movimento generale delle idee coerente con i grandi cambiamenti culturali e sociali odierni. (shrink)

Questo non è un libro perfetto, ma è unico, e se scorri le prime 400 pagine o giù di lì, le ultime 300 (circa 700) sono un buon tentativo di applicare ciò che è noto sul comportamento ai cambiamenti sociali nella violenza e nelle maniere nel tempo. L'argomento di base è: come fa la nostra genetica a controllare e limitare il cambiamento sociale? Sorprendentemente non riesce a descrivere la natura della selezione dei parenti (idoneità inclusiva) che spiega gran parte della (...) vita sociale animale e umana. Egli manca anche (come quasi tutti) manca di un quadro chiaro per descrivere la struttura logica della razionalità (termine preferito di John Searle) che preferisco chiamare la Psicologia descrittiva del Pensiero dell'Ordine Superiore (DPHOT). Avrebbe dovuto dire qualcosa sui molti altri modi di abusare e sfruttare le persone e il pianeta, dal momento che questi sono ora molto più gravi da rendere quasi irrilevanti altre forme di violenza. Estendere il concetto di violenza per includere leconseguenze globali a lungoterminedella replicazione dei geni diqualcuno, e avere una comprensione della natura di come funziona l'evoluzione (cioè la selezione dei parenti) fornirà una prospettiva molto diversa sulla storia, gli eventi attuali e come le cose probabilmente andranno nei prossimi centinaia di anni. Si potrebbe iniziare notando che la diminuzione della violenza fisica nel corso della storia è stata abbinata (e resa possibile) dallo stupro spietato in costante aumento del pianeta (cioè dalla distruzione del futuro del proprio discendente).’ Pinker (come la maggior parte delle persone) è spesso distratto dalle superficialità della cultura quando è la biologia che conta. Guarda le mie recenti recensioni di Wilson 'The Social Conquest of Earth' e 'SuperCooperators' di Nowak e Highfield qui e in rete per un breve riassunto della vacuità del 'vero altruismo'(selezione di gruppo), e l'operazione di selezione dei parenti e l'inutilità e la superficialità di descrivere il comportamento in termini culturali. Questo è il classico problema della natura/nutrimento e la natura vince nutrita --infinitamente. Ciò che conta veramente è la violenza fatta sulla terra dall'incessante aumento della popolazione e della distruzione delle risorse (a causa della medicina e della tecnologia e della repressione dei conflitti da parte della polizia e dei militari). Circa 200.000 persone in più al giorno (un altro Las Vegas ogni 10 giorni, un'altra Los Angeles ogni mese), le 6 tonnellate o giù di lì di pisolino che vanno in mare / persona / anno – circa l'1% del totale del mondo che scompare ogni anno, ecc. significa che se qualche miracolo accadrà la biosfera e la civiltà crollerà in gran parte durante i prossimi due secoli, e ci sarà fame, violenza e violenza di ogni tipo su scala impressionante. Le maniere, le opinioni e le tendenze delle persone a commettere atti violenti non hanno alcuna importanza a meno che non possano fare qualcosa per evitare questa catastrofe, e non vedo come ciò accadrà. Non c'è spazio per gli argomenti, e nessun punto sia (sì io sono un fatalista), quindi mi limiterò a fare alcuni commenti come se fossero fatti. Non immaginate di avere un'informazione personale nel promuovere un gruppo a spese degli altri. Io sono 78, nonhanno discendenti e non hanno parenti stretti e non si identificano con alcun gruppo politico, nazionale o religioso e considerano quelli a cui appartengo di default come ripugnanti come tutti gli altri. I genitori sono i peggiori nemici della vita sulla Terra e, tenendo la vista generale delle cose, le donne sono violente come gli uomini se si considera il fatto che la violenza delle donne (come la maggior parte di quella fatta dagli uomini) è in gran parte fatta al rallentatore, a distanza nel tempo e nello spazio e per lo più effettuata per procura dai loro discendenti e dagli uomini. Sempre più spesso, le donne portano figli indipendentemente dal fatto che abbiano un compagno e l'effetto di impedire a una donna di riprodursi è in media molto maggiore dell'arresto di un uomo, poiché sono il collo di bottiglia riproduttivo. Si può ritenere che le persone e la loro prole meritino riccamente qualsiasi miseria arrivi la loro strada e (con rare eccezioni) i ricchi e famosi sono i peggiori trasgressori. Meryl Streep o Bill Gates o J.K Rowling e ognuno dei loro figli può distruggere 50 tonnellate di suolo ogni anno per generazioni nel futuro, mentre un contadino indiano e il suo possono distruggere 1 tonnellata. Se qualcuno nega che va bene, e ai loro discendenti dico "Benvenuti all'inferno sulla Terra" (WTHOE). Oggi l'accento è sempre posto sui diritti dell'uomo, ma è chiaro che se si vuole che la civiltà abbia una possibilità, le responsabilità umane devono sostituire i diritti umani. Nessuno ottiene diritti senza essere un cittadino responsabile e la prima cosa che ciò significa è ladistruzione ambientalemi nimal. La responsabilità più fondamentale non è quella dei bambini a meno che la vostra società non vi chieda di produrli. Una società o un mondo che permette alle persone di allevare a caso sarà sempre sfruttato dai geni egoisti fino a quando non crolla (o raggiunge un punto in cui la vita è così orribile che non vale la pena di vivere). Se la società continua a mantenerei diritti umani come primari, ai loro discendenti si può dire con fiducia "WTHOE". Coloro che desiderano un quadro aggiornato completo per il comportamento umano dalla moderna vista a due systems possono consultare il mio libro 'La struttura logica dellafilosofia, psicologia, Mind e il linguaggio in Ludwig Wittgenstein e John Searle' 2nd ed (2019). Coloro che sono interessati a più dei miei scritti possono vedere 'Talking Monkeys--Filosofia, Psicologia, Scienza, Religione e Politica su un Pianeta Condannato--Articoli e Recensioni 2006-2019 3rd ed (2019) e Suicidal Utopian Delusions nel 21st Century 4th ed (2019) . (shrink)

Dal momento che Gintis è un economista senior e ho letto alcuni dei suoi precedenti libri con interesse, mi aspettavo qualche più intuizione sul comportamento. Purtroppo, fa le mani morte della selezione di gruppo e della fenomenologia nei pezzi centrali delle sue teorie del comportamento, e questo invalida in gran parte l'opera. Peggio ancora, dal momento che mostra un tale cattivo giudizio qui, mette in discussione tutto il suo lavoro precedente. Il tentativo di resuscitare la selezione di gruppo da parte (...) dei suoi amici ad Harvard, Nowak e Wilson, alcuni anni fa è stato uno dei maggiori scandali della biologia nell'ultimo decennio, e ho raccontato la triste storia nel mio articolo 'Altruismo, Gesù e la fine del mondo: come la Templeton Foundation ha acquistato una cattedra di Harvard e ha attaccato Evolution, Rationality and Civilization - Una recensione di E.O. Wilson 'The Social Conquest of Earth' (2012) e Nowak and Highfield 'SuperCooperators'). A differenza di Nowak, Gintis non sembra essere motivato dal fanatismo religioso, ma dal forte desiderio di generare un'alternativa alle cupe realtà della natura umana, reso facile dalla mancanza (quasi universale) della comprensione della biologia umana di base e dello slateismo in bianco degli scienziati comportamentali, di altri accademici e del pubblico in generale. Gintis attacca giustamente (come ha fatto molte volte prima) economisti, sociologi e altri scienziati comportamentali per non avere un quadro coerente per descrivere il comportamento. Naturalmente, il quadro necessario per comprendere il comportamento è evolutivo. Purtroppo, non riesce a fornire uno se stesso (secondo i suoi molti critici e io concordo), e il tentativo di innestare il cadavere marcio di selezione di gruppo su qualsiasi teoria economica e psicologica che ha generato nei suoi decenni di lavoro, invalida semplicemente il suo intero progetto. Anche se Gintis fa uno sforzo coraggioso per capire e spiegare la genetica, come Wilson e Nowak, è lontano da un esperto, e come loro, la matematica lo acceca alle impossibilità biologiche e, naturalmente, questa è la norma nella scienza. Come Wittgenstein notoriamente ha notato sulla prima pagina di Cultura e Valore "Non esiste una denominazione religiosa in cui l'uso improprio delle espressioni metafisiche è stato responsabile di tanto peccato come ha fatto in matematica." È sempre stato chiaro che un gene che provoca un comportamento che diminuisce la propria frequenza non può persistere, ma questo è il nucleo della nozione di selezione del gruppo. Inoltre, è stato ben noto e spesso dimostrato che la selezione di gruppo riduce solo alla forma fisica inclusiva (selezione dei parenti), che, come ha notato Dawkins, è solo un altro nome per l'evoluzione per selezione naturale. Come Wilson, Gintis ha lavorato in questa arena per circa 50 anni e ancora non l'ha afferrato, ma dopo lo scandalo è rotto, mi ci sono voluti solo 3 giorni per trovare, leggere e capire il lavoro professionale più rilevante, come descritto nel mio articolo. È da capo giro rendersi conto che Gintis e Wilson non sono stati in grado di raggiungere questo obiettivo in quasi mezzo secolo. Discuto gli errori di selezione di gruppo e fenomenologia che sono la norma nel mondo accademico come casi speciali della quasi universale incapacità di comprendere la natura umana che stanno distruggendo l'America e il mondo. Coloro che desiderano un quadro aggiornato completo per il comportamento umano dalla moderna vista a due systems possono consultare il mio libro 'La struttura logica dellafilosofia, psicologia, Mind e il linguaggio in Ludwig Wittgenstein e John Searle' 2nd ed (2019). Coloro che sono interessati a più dei miei scritti possono vedere 'TalkingMonkeys--Filosofia, Psicologia, Scienza, Religione e Politica su un Pianeta Condannato--Articoli e Recensioni 2006-2019 3rd ed (2019) e Suicidal Utopian Delusions nel 21st Century 4th ed (2019) . (shrink)

Prima di commentare in dettaglio su making il mondo sociale (MSW) offrirò prima alcuni commenti sulla filosofia (psicologia descrittiva) e il suo rapporto con la ricerca psicologica contemporanea come esemplificato nelle opere di Searle (S) e Wittgenstein (W), dal momento che sento che questo è il modo migliore per posizionare Searle o qualsiasi comportamento commentatore, nella giusta prospettiva. Aiuterà molto vedere le mie recensioni di PNC, TLP, PI, OC, TARW e altri libri di questi due geni della psicologia descrittiva. S (...) non fa alcun riferimento alla presciente dichiarazione d'animo di W come meccanismo in TLP, e la sua sua distruzione nel suo lavoro successivo. Dal momento che W, S è diventato il principale decostruttore di queste visioni meccaniche del comportamento, e il più importante psicologo descrittivo (filosofo), ma non si rende conto di come W lo abbia anticipato completamente né, in generale, fare altri (ma vedere i molti articoli e libri di Proudfoot e Copeland su W, Turing e AI). Il lavoro di S è molto più facile da seguire di quello di W, e anche se c'è qualche gergo, è per lo più spettacolare chiaro se ti avvicini dalla giusta direzione. Vedi le mie recensioni su W S e altri libri per maggiori dettagli. Nel complesso, MSW è una buona sintesi dei molti progressi sostanziali su Wittgenstein derivanti dal mezzo secolo di lavoro di S, ma a mio parere, W è ancora ineguagliabile per la psicologia di base una volta compreso quello che sta dicendo (vedi le mie recensioni). Idealmente, dovrebbero essere letti insieme: Searle per la chiara prosa coerente e generalizzazioni sul funzionamento di S2/S3, illustrate con esempi perspicaci di W del funzionamento di S1/S2, e i suoi brillanti aforismi. Se fossi molto più giovane scriverei un libro facendo esattamente questo. Coloro che desiderano un quadro aggiornato completo per il comportamento umano dalla moderna vista a due systems possono consultare il mio libro 'La struttura logica dellafilosofia, psicologia, Mind e il linguaggio in Ludwig Wittgenstein e John Searle' 2nd ed (2019). Coloro che sono interessati a più dei miei scritti possono vedere 'TalkingMonkeys--Filosofia, Psicologia, Scienza, Religione e Politica su un Pianeta Condannato--Articoli e Recensioni 2006-2019 3rd ed (2019) e Suicidal Utopian Delusions nel 21st Century 4th ed (2019) . (shrink)

Artificial intelligence is man's attempt to use software to emulate the intelligence of human beings. But the complexity of the human neurological system formed in the course of evolution is impossible to replicate: "Human languages and societies are complex systems, indeed complex systems of many complex systems," so much so that their mathematical modeling is impossible. Barry Smith, philosopher and professor at the University at Buffalo. shows no uncertainty about this. His latest book written with Jobst Landgrebe, a mathematician and (...) entrepreneur in the AI field, leaves no doubt – starting with the title: Why machines will never rule the world (Routledge 2023). The book was presented in Turin during an evening organized by the Fondazione CRT and the Bruno Leoni Institute, in which Smith was interviewed based on questions developed by generative Ai. We have accepted the challenge to conduct an interview parallel to the one done with GPT4. (shrink)

ENG: We all have our own ideas about what it is like to be intelligent. Indeed, even the experts disagree on this topic. This has generated diverse theories on the nature of intelligence and its genetic and environmental bases. Many scientific and philosophical questions thus remain unaddressed: is it possible to characterize intelligence in scientific terms? What do IQ tests measure? How is intelligence influenced by genetics, epigenetics, and the environment? What are the ethical and social implications of the research (...) on this topic? This book aims to provide the readers with the conceptual resources to critically analyze scientific findings and orientate themselves in this multi-faceted debate across biology, psychology, neuroscience, philosophy, and anthropology. -/- ITA: Ognuno di noi ha una propria idea di cosa significhi essere intelligenti, tanto che anche gli scienziati esperti in materia hanno opinioni differenti al riguardo. Ciò ha contribuito a generare teorie contrastanti sulla natura dell’intelligenza e su quali siano le sue basi genetiche e ambientali. Non è un caso, dunque, che diverse domande scientifiche e filosofiche restino ancora aperte: è possibile caratterizzare scientificamente l’intelligenza? Cosa misurano i test del QI? In che modo genetica, epigenetica e ambiente influenzano l’intelligenza? Quali sono le implicazioni etiche e sociali della ricerca sull’argomento? Oltre ad analizzare questi problemi, il testo intende fornire gli strumenti concettuali necessari per leggere criticamente i dati scientifici e orientarsi in uno sfaccettato e affascinante dibattito a cavallo tra biologia, psicologia, neuroscienze, filosofia e antropologia. (shrink)

La pubblicazione del libro Beta Writer. 2019. Lithium-Ion Batteries. A Machine-Generated Summary of Current Research. New York, NY: Springer, prodotto con software di Intelligenza Artificiale sollecita analisi e riflessioni in vari ambiti. Prima di tutto su che cosa i sistemi di Intelligenza Artificiale siano in grado di fare nell’ambito della produzione di testi di tipo informativo. Di qui si pone la questione se e come un sistema software di Intelligenza Artificiale possa essere trattato come autore di un (...) testo che ha prodotto. Valutare se ciò sia corretto e possibile porta a riprendere in esame la concezione attuale per la quale è scontato che l’autore sia una persona. Ciò, a sua volta, di fronte a testi prodotti da sistemi di Intelligenza Artificiale sollecita necessariamente la domanda se essi, come l’autore-persona, siano dotati di agency. L’articolo conclude che i sistemi di Intelligenza Artificiale si caratterizzano per un’agency distribuita, condivisa con chi li ha progettati e li fa funzionare e che sulla scorta delle riflessioni di 50 anni fa di Barthes e Foucault occorre definire e riconoscere un nuovo tipo di autore. (shrink)

Lipsey and Lancaster's "general theory of second best" is widely thought to have significant implications for applied theorizing about the institutions and policies that most effectively implement abstract normative principles. It is also widely thought to have little significance for theorizing about which abstract normative principles we ought to implement. Contrary to this conventional wisdom, I show how the second-best theorem can be extended to myriad domains beyond applied normative theorizing, and in particular to more abstract theorizing about the normative (...) principles we should aim to implement. I start by separating the mathematical model used to prove the second-best theorem from its familiar economic interpretation. I then develop an alternative normative-theoretic interpretation of the model, which yields a novel second best theorem for idealistic normative theory. My method for developing this interpretation provides a template for developing additional interpretations that can extend the reach of the second-best theorem beyond normative theoretical domains. I also show how, within any domain, the implications of the second-best theorem are more specific than is typically thought. I conclude with some brief remarks on the value of mathematical models for conceptual exploration. (shrink)

In this paper, I articulate and argue for a new truthmaker view of ontological commitment, which I call the “General Truthmaker View”: when one affirms a sentence, one is ontologically committed to there being something that makes true the proposition expressed by the sentence. This view comes apart from Quinean orthodoxy in that we are not ontologically committed to the things over which we quantify, and it comes apart from extant truthmaker views of ontological commitment in that we are not (...) ontologically committed to the truthmakers of our sentences. (shrink)

The notion of context arises in assorted areas of artificial intelligence (AI), including knowledge representation, natural language processing, intelligent information retrieval, etc. Although the term ‘context’ is frequently employed in descriptions, explanations, and analyses of computer programs in these areas, its meaning is frequently left to the reader’s understanding. -/- My aim in this paper is to offer a swift review of context in AI. I will first identify the role of context in various fields of AI. I will then (...) consider the enterprise of formalising context. The focus of my discussion will be McCarthy's (1993) proposal – a landmark study that inspired almost every logical theory of context since then – and its close variants, studied by his students. -/- (The author is grateful to Prof. Carlo Penco for his invaluable assistance with this work.). (shrink)

The dynamics of general relativity is encoded in a set of ten differential equations, the so-called Einstein field equations. It is usually believed that Einstein's equations represent a physical law describing the coupling of spacetime with material fields. However, just six of these equations actually describe the coupling mechanism: the remaining four represent a set of differential relations known as Bianchi identities. The paper discusses the physical role that the Bianchi identities play in general relativity, and investigates whether these identities (...) --qua part of a physical law-- highlight some kind of a posteriori necessity in a Kripkean sense. The inquiry shows that general relativistic physics has an interesting bearing on the debate about the metaphysics of the laws of nature. (shrink)

On an influential line of thinking tracing back to Ramsey, conditionals are closely linked to the attitude of supposition. When applied to counterfactuals, this view suggests a subjunctive version of the so-called Ramsey test: the probability of a counterfactual If A, would B ought to be equivalent to the probability of B, under the subjunctive supposition that A. I present a collapse result for any view that endorses the subjunctive version of the Ramsey test. Starting from plausible assumptions, the result (...) shows that one’s rational credence in a would-counterfactual and in the corresponding might-counterfactual have to be identical. (shrink)

[Edited from Conclusion section:] We have looked at various challenging issues to do with getting connectionism to cope with high-level cognitive activities such a reasoning and natural language understanding. The issues are to do with various facets of generalization that are not commonly noted. We have been concerned in particular with the special forms these issues take in the arena of propositional attitude processing. The main problems we have looked at are: (1) The need to construct explicit representations of generalizations, (...) not just generalize correctly to individual cases; (2) The need to be able to match two or more complex short-term information structures, to enable rapid generalization from recent examples rather than from long-term memories; (3) The need to represent and reason with anomalous combinations of concepts; (4) The need to perform embedded reasoning. This presents special problems for systems using non-concatenative representations (as in mainstream connectionist approaches). We also touched on vague quantification in attitude report complements. Neither this topic nor that of analogies between short-term structures (point 2) has been adequately addressed in the symbolic framework, let alone in connectionism. -/- The opportunities and problems covered are put forward as things worth being optimistic about or pessimistic about, respectively. They are not put forward as decisive arguments for or against connectionism. The hope is that this chapter contributes to a greater understanding of the connectionist/symbolist gap by presenting some unusual issues and by throwing new light on some well known ones. (shrink)

Timothy Williamson has argued that in the debate on modal ontology, the familiar distinction between actualism and possibilism should be replaced by a distinction between positions he calls contingentism and necessitism. He has also argued in favor of necessitism, using results on quantified modal logic with plurally interpreted second-order quantifiers showing that necessitists can draw distinctions contingentists cannot draw. Some of these results are similar to well-known results on the relative expressivity of quantified modal logics with so-called inner and outer (...) quantifiers. The present paper deals with these issues in the context of quantified modal logics with generalized quantifiers. Its main aim is to establish two results for such a logic: Firstly, contingentists can draw the distinctions necessitists can draw if and only if the logic with inner quantifiers is at least as expressive as the logic with outer quantifiers, and necessitists can draw the distinctions contingentists can draw if and only if the logic with outer quantifiers is at least as expressive as the logic with inner quantifiers. Secondly, the former two items are the case if and only if all of the generalized quantifiers are first-order definable, and the latter two items are the case if and only if first-order logic with these generalized quantifiers relativizes. (shrink)

Pierre Levy è un professore di filosofia dell’Università di Parigi VIII a Saint-Denis che si è formato alla Sorbona seguendo i corsi dei maestri, M. Serres e C. Castoriadis. I suoi interessi di studio sono rivolti alle trasformazioni dello sviluppo tecnologico nell’ambito delle forme della conoscenza e della comunicazione e alle conseguenze economiche e politiche del nuovo cyberspazio sull’evoluzione antropologica e sociale. Pierre Levy esamina, quindi, i processi basilari del processo di globalizzazione su cui si concentrano le scienze sociali; ma (...) a suo modo, da intellettuale francese che «non aspira all’esattezza storica o scientifica, ma alla fecondità filosofica e pratica». L’intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio (1994) si presenta come un'opera suggestiva che contiene riflessioni lucide in un linguaggio personalizzato, con concessioni liriche imbarazzati e con una narrazione ridondante. Tuttavia, in questa opera così eterodossa, è possibile ritrovare un nucleo di analisi sociologica che affonda alcune delle sue premesse nella teoria dell’evoluzione dei sistemi sociali. Nella prima parte ,presento la teoria degli spazi antropologici , da una prospettiva diacronica: gli spazi antropologici – Terra, Territorio, Merci, Sapere – corrispondono a sviluppi evolutivi della specie umana - società primitive,antiche, moderne e contemporanee - in un processo discontinuo di significazione della riproduzione simbolica e materiale. Nell’analisi dello Spazio del sapere, si evidenzia come il consolidarsi del nuovo cyberspazio potrebbe ridefinire l’organizzazione e lo sviluppo degli spazi precedenti e si sottolineano le finalità pratiche della complessa prospettiva di Pierre Lévy (A): «una filosofia politica degna di questo nome non può accontentarsi di analizzare e sezionare una situazione senza assumersi il rischio di indicare una via di uscita adeguata». L’ambito dell’analisi diventa, infine, quello delle relazioni armoniche e cacofoniche tra i differenti spazi antropologici con la riuscita metafora dei quattro punti cardinali (B). (shrink)

Batterman and Rice ([2014]) argue that minimal models possess explanatory power that cannot be captured by what they call ‘common features’ approaches to explanation. Minimal models are explanatory, according to Batterman and Rice, not in virtue of accurately representing relevant features, but in virtue of answering three questions that provide a ‘story about why large classes of features are irrelevant to the explanandum phenomenon’ ([2014], p. 356). In this article, I argue, first, that a method (the renormalization group) they propose (...) to answer the three questions cannot answer them, at least not by itself. Second, I argue that answers to the three questions are unnecessary to account for the explanatoriness of their minimal models. Finally, I argue that a common features account, what I call the ‘generalized ontic conception of explanation’, can capture the explanatoriness of minimal models. (shrink)

This is the general introduction to the edited collection "A companion to Experimental Philosophy".

Questo contributo si propone di fornire uno spunto di riflessione, e una breve panoramica storica, sul ruolo che le scienze cognitive hanno giocato, e possono ancora giocare, nello sviluppo dei sistemi intelligenti di nuova generazione. Illustra, inoltre, le attività recenti che l’AISC (Associazione Italiana di Scienze Cognitive, di cui gli autori sono attualmente Vice-Presidente e Presidente) sta portando avanti per lo sviluppo di linee di ricerca nell’ambito dei sistemi artificiali di inspirazione cognitiva.

Dalle decisioni algoritmiche alle raccomandazioni sugli acquisti, dai sex robot alla sorveglianza sociale, dalla cybersicurezza all’autonomia operativa dei veicoli e delle armi, l’impatto dell’intelligenza artificiale e della robotica sulla vita delle persone è sempre più ramificato e pervasivo. Il volume offre un quadro d’insieme delle questioni etiche sollevate dall’incontro tra automi e individui nella società contemporanea: la protezione dell’autonomia a fronte della raccolta minuziosa di dati personali, le forme di benessere collettivo da promuovere attraverso l’automazione, la trasparenza e l’equità (...) delle decisioni prese con il supporto di un algoritmo, il ruolo dei sistemi intelligenti nella crisi ambientale. L’automazione non è segno incontrovertibile di sventura, ma nemmeno indizio sicuro di progresso. Cosa sarà delle persone, delle società e della vita sul nostro pianeta dipende in modo cruciale da come sapremo affrontare le sfide etiche dell’età degli automi. (shrink)

Multiple generality has long been known to cause confusion. For example, “Everyone has a donkey that is running” has two readings: either (i) there is a donkey, owned by everyone, and it is running; or (ii) everyone owns some donkey or other, and all such donkeys run. Medieval logicians were acutely aware of such ambiguities, and the logical problems they pose, and sought to sort them out. One of the most ambitious undertakings in this regard is a pair of massive (...) diagrams (magnae figurae) which map out the logical interrelations of two sets of doubly-general forms. These appear in a fourteenth-century MS of John Buridan’s Summulae de Propositionibus. In this paper, I present these diagrams, and determine the truth conditions of their different forms. To that end, I have developed a bespoke system of diagrams to display their truth conditions. As we will see, such forms present significant difficulties for an all-encompassing account of the role form plays in logic. Accordingly, they can tell us important things about the role logical form plays in Buridan’s account of logical foundations. (shrink)

This paper focuses on how experiences of trauma can lead to generalized fear of people, objects and places that are similar or contextually or conceptually related to those that produced the initial fear, causing epistemic, affective, and practical harms to those who are unduly feared and those who are intimates of the victim of trauma. We argue that cases of fear generalization that bring harm to other people constitute examples of injustice closely akin to testimonial injustice, specifically, mnemonic injustice. Mnemonic (...) injustice is a label that has been introduced to capture how injustice can occur via the operation of human memory systems when stereotypes shape what is remembered. Here we argue that injustices can also occur via memory systems when trauma leads to a generalized fear. We also argue that this calls for a reformulation of the notion of mnemonic injustice. (shrink)

I present and defend the generalized selected effects theory (GSE) of function. According to GSE, the function of a trait consists in the activity that contributed to its bearer’s differential reproduction, or differential retention, within a population. Unlike the traditional selected effects (SE) theory, it does not require that the functional trait helped its bearer reproduce; differential retention is enough. Although the core theory has been presented previously, I go significantly beyond those presentations by providing a new argument for GSE (...) and defending it from a recent objection. I also sketch its implications for teleosemantics and philosophy of medicine. (shrink)

Many scientists routinely generalize from study samples to larger populations. It is commonly assumed that this cognitive process of scientific induction is a voluntary inference in which researchers assess the generalizability of their data and then draw conclusions accordingly. We challenge this view and argue for a novel account. The account describes scientific induction as involving by default a generalization bias that operates automatically and frequently leads researchers to unintentionally generalize their findings without sufficient evidence. The result is unwarranted, overgeneralized (...) conclusions. We support this account of scientific induction by integrating a range of disparate findings from across the cognitive sciences that have until now not been connected to research on the nature of scientific induction. The view that scientific induction involves by default a generalization bias calls for a revision of the current thinking about scientific induction and highlights an overlooked cause of the replication crisis in the sciences. Commonly proposed interventions to tackle scientific overgeneralizations that may feed into this crisis need to be supplemented with cognitive debiasing strategies against generalization bias to most effectively improve science. (shrink)

Examining the significance of the General’s enlightenment in the Platform Sutra, this article clarifies the fundamental role that emotions play in the development of one’s spiritual understanding. In order to do so, this article emphasizes that the way to enlightenment implicit in the story of the General and the Master involves first granting negative emotions a means for productive expression. By acting as a preparatory measure for calming the mind and surrendering control over it, human passions become a necessary, antecedent (...) condition to wisdom—a conclusion that this article argues is a major, and sometimes underappreciated, lesson embedded in the teachings of the Sixth Patriarch. (shrink)

This is my last book about the Mind-Body Problem approaching the issue both from historical and theoretical point of view.

We argue that the extant evidence for Stoic logic provides all the elements required for a variable-free theory of multiple generality, including a number of remarkably modern features that straddle logic and semantics, such as the understanding of one- and two-place predicates as functions, the canonical formulation of universals as quantified conditionals, a straightforward relation between elements of propositional and first-order logic, and the roles of anaphora and rigid order in the regimented sentences that express multiply general propositions. We consider (...) and reinterpret some ancient texts that have been neglected in the context of Stoic universal and existential propositions and offer new explanations of some puzzling features in Stoic logic. Our results confirm that Stoic logic surpasses Aristotle’s with regard to multiple generality, and are a reminder that focusing on multiple generality through the lens of Frege-inspired variable-binding quantifier theory may hamper our understanding and appreciation of pre-Fregean theories of multiple generality. (shrink)

The paper discusses the philosophical conclusions, which the interrelation between quantum mechanics and general relativity implies by quantum measure. Quantum measure is three-dimensional, both universal as the Borel measure and complete as the Lebesgue one. Its unit is a quantum bit (qubit) and can be considered as a generalization of the unit of classical information, a bit. It allows quantum mechanics to be interpreted in terms of quantum information, and all physical processes to be seen as informational in a generalized (...) sense. This implies a fundamental connection between the physical and material, on the one hand, and the mathematical and ideal, on the other hand. Quantum measure unifies them by a common and joint informational unit. Furthermore the approach clears up philosophically how quantum mechanics and general relativity can be understood correspondingly as the holistic and temporal aspect of one and the same, the state of a quantum system, e.g. that of the universe as a whole. The key link between them is the notion of the Bekenstein bound as well as that of quantum temperature. General relativity can be interpreted as a special particular case of quantum gravity. All principles underlain by Einstein (1918) reduce the latter to the former. Consequently their generalization and therefore violation addresses directly a theory of quantum gravity. Quantum measure reinterprets newly the “Bing Bang” theories about the beginning of the universe. It measures jointly any quantum leap and smooth motion complementary to each other and thus, the jump-like initiation of anything and the corresponding continuous process of its appearance. Quantum measure unifies the “Big Bang” and the whole visible expansion of the universe as two complementary “halves” of one and the same, the set of all states of the universe as a whole. It is a scientific viewpoint to the “creation from nothing”. (shrink)

According to Intellectualism knowing how to V is a matter of knowing a suitable proposition about a way of V-ing. In this paper, I consider the question of which ways of acting might figure in the propositions which Intellectualists claim constitute the object of knowledge-how. I argue that Intellectualists face a version of the Generality Problem – familiar from discussions of Reliabilism – since not all ways of V-ing are such that knowledge about them suffices for knowledge-how. I consider various (...) responses to this problem, and argue that none are satisfactory. (shrink)

In this paper, I argue that what counts as the proper function of a trait is a matter of the de facto perspective that the biological system, itself, possesses on what counts as proper functioning for that trait. Unlike non-perspectival accounts, internal perspectivalism does not succumb to generality problems. But unlike external perspectivalism, internal perspectivalism can provide a fully naturalistic, mind-independent grounding of proper function and natural norms. The attribution of perspectives to biological systems is intended to be neither metaphorical (...) nor anthropomorphic: I do not mean to imply that such systems thereby must possess agency, cognition, intentions, concepts, or mental or psychological states. Instead, such systems provide the grounding for norms of performance when they internally enforce their own standard of (i.e., their own perspective on) what constitutes proper functioning or malfunctioning. By operating with a fixed, determinate level of generality, such systems provide the basis for an account of proper function that is immune to generality problems. (shrink)

The general theory of relativity was developed using as a nucleus a principle of symmetry: the principle of general covariance. Initially, Einstein saw the principle of general covariance as an extension of the principle of relativity in classical mechanics, and in SR. For Einstein, the principle of general covariance was a crucial postulate in the development of GR. The freedom of the GR diffeomorphism (the invariance of the form of the laws under transformations of the coordinates depending on the arbitrary (...) functions of space and time) is a "local" spacetime symmetry, as opposed to the "global" spacetime symmetries of the SR (which depend instead on the constant parameters ). DOI: 10.13140/RG.2.2.30854.32326. (shrink)

Scientists may sometimes generalize from their samples to broader populations when they have not yet sufficiently supported this generalization. Do such hasty generalizations also occur in experimental philosophy? To check, we analyzed 171 experimental philosophy studies published between 2017 and 2023. We found that most studies tested only Western populations but generalized beyond them without justification. There was also no evidence that studies with broader conclusions had larger, more diverse samples, but they nonetheless had higher citation impact. Our analyses reveal (...) important methodological limitations of many experimental philosophy studies and suggest that philosophical training may not protect against hasty generalizations. (shrink)

Over time, the general theory of relativity has accumulated several anomalies and discrepancies, indicating the need for a better theory about gravity or other approaches. The ad-hoc hypotheses introduced in general relativity to explain gravitational singularities based on energy conditions are not very efficient. More detailed assumptions on the content of the subject are needed. Many scientists and philosophers have come to the conclusion that singularities must be associated with reaching the limits of the physical validity of general relativity, and (...) a new theory of quantum gravity needs to be developed. DOI: 10.13140/RG.2.2.32579.55848. (shrink)

The Generalized Quantifiers Theory, I will argue, in the second half of last Century has led to an important rapprochement, relevant both in logic and in linguistics, between logical quantification theories and the semantic analysis of quantification in natural languages. In this paper I concisely illustrate the formal aspects and the theoretical implications of this rapprochement.

Penelope Maddy’s Second Philosophy is one of the most well-known ap- proaches in recent philosophy of mathematics. She applies her second-philosophical method to analyze mathematical methodology by reconstructing historical cases in a setting of means-ends relations. However, outside of Maddy’s own work, this kind of methodological analysis has not yet been extensively used and analyzed. In the present work, we will make a first step in this direction. We develop a general framework that allows us to clarify the procedure and (...) aims of the Second Philosopher’s investigation into set-theoretic methodology; pro- vides a platform to analyze the Second Philosopher’s methods themselves; and can be applied to further questions in the philosophy of set theory. (shrink)

I address a type of circularity threat that arises for the view that we employ general basic logical principles in deductive reasoning. This type of threat has been used to argue that whatever knowing such principles is, it cannot be a fully cognitive or propositional state, otherwise deductive reasoning would not be possible. I look at two versions of the circularity threat and answer them in a way that both challenges the view that we need to apply general logical principles (...) in deductive reasoning and defuses the threat to a cognitivist account of knowing basic logical principles. (shrink)

This letter was rejected by International Knowledge Press because "we are unable to conclude that these findings would warrant publication in this journal." The letter is suggesting that dark energy, dark matter and universal expansion are intimately related. However, they aren't viewed as revolutions in cosmology which are essential to a complete understanding of the modern universe. They are instead viewed as properties which need to be added to the cosmos when Einstein's theory of gravity (General Relativity) is apparently still (...) not thoroughly comprehended a little over a century since it was published. (shrink)

A distinction is drawn among predicates, open sentences (or open formulas), and general terms, including general-term phrases. Attaching a copula, perhaps together with an article, to a general term yields a predicate. Predicates can also be obtained through lambda-abstraction on an open sentence. The issue of designation and semantic content for each type of general expression is investigated. It is argued that the designatum of a general term is a universal, e.g., a kind, whereas the designatum of a predicate is (...) a class (or its characteristic function) and the designatum of an open sentence is a truth-value. Predicates and open sentences are therefore typically non-rigid designators. It is argued further that certain general terms, including phrases, are invariably rigid designators, whereas certain others (general definite descriptions) are typically non-rigid. Suitable semantic contents for predicates, open sentences, and general terms are proposed. Consequences for the thesis of compositionality are drawn. (shrink)

The arguments are exhibited in favour of the necessity to modify the history of the genesis and advancement of general relativity (GR). I demonstrate that the dynamic creation of GR had been continually governed by internal tensions between two research traditions, that of special relativity and Newton’s gravity. The encounter of the traditions and their interpenetration entailed construction of the hybrid domain at first with an irregular set of theoretical models. Step by step, on eliminating the contradictions between the models (...) contrived, the hybrid set was put into order. It is contended that the main reason of the GR victory over the rival programmes of Abraham and Nordström was a synthetic character of Einstein’s programme. Einstein had put forward as a basic synthetic principle the principle of equivalence that radically differed from that of rival approaches by its open, flexible and contra-ontological character. (shrink)

In this paper, I present a general theory of topological explanations, and illustrate its fruitfulness by showing how it accounts for explanatory asymmetry. My argument is developed in three steps. In the first step, I show what it is for some topological property A to explain some physical or dynamical property B. Based on that, I derive three key criteria of successful topological explanations: a criterion concerning the facticity of topological explanations, i.e. what makes it true of a particular system; (...) a criterion for describing counterfactual dependencies in two explanatory modes, i.e. the vertical and the horizontal; and, finally, a third perspectival one that tells us when to use the vertical and when to use the horizontal mode. In the second step, I show how this general theory of topological explanations accounts for explanatory asymmetry in both the vertical and horizontal explanatory modes. Finally, in the third step, I argue that this theory is universally applicable across biological sciences, which helps to unify essential concepts of biological networks. (shrink)

In this paper, I examine Hume’s account of an important class of causal belief which he calls “general rules”. I argue that he understands general rules, like all causal beliefs, as lively ideas which are habitually associated with our impressions or memories. However, I argue, he believes that they are unlike any reflectively produced causal beliefs in that they are produced quickly and automatically, such that they occur independently of any other processes of reasoning. Given this, I argue, Hume appears (...) to understand general rules as relatively simple beliefs, expressible only via generic sentences, like “birds lay eggs”. (shrink)

Vogel argues that sensitivity accounts of knowledge are implausible because they entail that we cannot have any higher-level knowledge that our beliefs are true, not false. Becker and Salerno object that Vogel is mistaken because he does not formalize higher-level beliefs adequately. They claim that if formalized correctly, higher-level beliefs are sensitive, and can therefore constitute knowledge. However, these accounts do not consider the belief-forming method as sensitivity accounts require. If we take bootstrapping as the belief-forming method, as the discussed (...) cases suggest, then we face a generality problem. Our higher-level beliefs as formalized by Becker and Salerno turn out to be sensitive according to a wide reading of bootstrapping, but insensitive according to a narrow reading. This particular generality problem does not arise for the alternative accounts of process reliabilism and basis-relative safety. Hence, sensitivity accounts not only deliver opposite results given different formalizations of higher-level beliefs, but also for the same formalization, depending on how we interpret bootstrapping. Therefore, sensitivity accounts do not fail because they make higher-level knowledge impossible, as Vogel argues, and they do not succeed in allowing higher-level knowledge, as Becker and Salerno suggest. Rather, their problem is that they deliver far too heterogeneous results. (shrink)

The generality problem is widely considered to be a devastating objection to reliabilist theories of justification. My goal in this paper is to argue that a version of the generality problem applies to all plausible theories of justification. Assume that any plausible theory must allow for the possibility of reflective justification—S's belief, B, is justified on the basis of S's knowledge that she arrived at B as a result of a highly (but not perfectly) reliable way of reasoning, R. The (...) generality problem applies to all cases of reflective justification: Given that is the product of a process-token that is an instance of indefinitely many belief-forming process-types (or BFPTs), why is the reliability of R, rather than the reliability of one of the indefinitely many other BFPTs, relevant to B's justificatory status? This form of the generality problem is restricted because it applies only to cases of reflective justification. But unless it is solved, the generality problem haunts all plausible theories of justification, not just reliabilist ones. (shrink)

What explains the truth of a universal generalization? Two types of explanation can be distinguished. While an ‘instance-based explanation’ proceeds via some or all instances of the generalization, a ‘generic explanation’ is independent of the instances, relying instead on completely general facts about the properties or operations involved in the generalization. This intuitive distinction is analyzed by means of a truthmaker semantics, which also sheds light on the correct logic of quantification. On the most natural version of the semantics, this (...) analysis vindicates some claims made—without a proper defense—by Michael Dummett, Solomon Feferman, and others. Where instance-based explanations are freely available, classical logic is shown to be warranted. By contrast, intuitionistic logic remains warranted regardless of what explanations are available. (shrink)