In this essay I try to determine the extent to which it is possible to conceive robots and organisms as analogous entities. After a cursory preamble on the long history of epistemological connections between machines and organisms I focus on Norbert Wiener’s cybernetics, where the analogy between modern machines and organisms is introduced most explicitly. The analysis of issues pertaining to the cybernetic interpretation of the analogy serves then as a basis for a critical assessment of its reprise in contemporary (...) robotics and AI, where the line between organisms and technologies gets even more blurred. In brief, I argue for the necessity of defining the extent to which the analogy between robots and organisms applies in order not only to harness its heuristic potential, but also to keep track of the pivotal differences that distinguish the two classes of entities. Finally, I discuss how the ordinary use of language and the peculiar status of the idea of robot obstruct awareness of the differences between robots and organisms. (shrink)

L’Intelligenza Artificiale Generativa (IAG) pone sfide inedite all’educazione universitaria. Dalla definizione dei contenuti alla valutazione delle prove e alla determinazione delle modalità di esame, questo nuovo e potente strumento inaugura una stagione di cambiamenti su cui è urgente riflettere. La tecnologia contribuisce da sempre a dare forma al lavoro didattico, il quale evolve anche alla luce delle opportunità e dei rischi che essa introduce. Come far sì che l’evoluzione stimolata dall’IAG sia felice, ovvero serva i valori e gli obiettivi della (...) didattica e delle persone che la vivono? Ne ho discusso con alcuni colleghi dell’Unità di Studi META del Politecnico di Milano – docenti impegnati a vario titolo in corsi di carattere filosofico e sociale rivolti a studenti di formazione tecnica. (shrink)

Saggio contenuto nel volume: AA.VV. Di stelle, atomi e poemi. Verso la physis, a cura di Enrico Giannetto, Aracne, Roma 2018. Trascrizione ed ampliamento di una conferenza pronunciata in occasione del "Seminario Deleuziano" organizzato dalla prof.ssa Daniela Angelucci e svoltosi il 28 Settembre 2017 presso l'Università degli Studi Roma Tre.

Among the many forms of artistic expression that characterize the digital era, remix occupies a rather central position. At the same time, however, the success of remix as an artistic practice raises several hard questions. What is original and what is derived? How can we sort out and make sense of questions concerning origination and derivation in situations where one thing is appropriated, reused, and repurposed for something else? What theory of moral and aesthetic value can accommodate and explain these (...) situations where authorship, authority, and origination are already distributed across a network of derivations, borrowings, and re-appropriated found objects? This paper develops a response to these questions, and it does so in three steps or movements. The first briefly introduces the concept of remix and the opportunities and challenges that this now wide-spread, content creation practice presents to existing models and theories of moral and aesthetic value. The second outlines the three elements of what I call “remixology”—a new axiology (or theory of moral and aesthetic value) that is designed to scale to these new opportunities and challenges. The third and final movement investigates the consequences of this proposal, demonstrating how remixology can be read backwards through time, providing us with some new perspectives on artistry and creativity in all human endeavors, and read forwards into the emerging challenges that have been made available by innovations in algorithmic content generation and computational creativity. (shrink)

The purpose of Machine Ethics is to develop autonomous technologies that are able to manage not just the technical aspects of a tasks, but also the ethical ones. As a consequence, the notion of Artificial Moral Agent (AMA) has become a fundamental element of the discussion. Its meaning, however, remains rather unclear. Depending on the author or the context, the same expression stands for essentially different concepts. This casts a suspicious light on the philosophical significance of Machine Ethics. In particular, (...) the risk arises of discarding Machine Ethics as a whole on the basis of accusations that, however, apply exclusively to one specific understanding of what AMAs are – but not to other, more adequate and convincing conceptualisations. To avoid this pitfall, this essay tries to elaborate a philosophically sound interpretation of AMAs and to sketch its primary component, i.e., the notion of functional ethics. (shrink)

Le principali concezioni del progresso scientifico sono tre: la concezione epistemica, secondo cui il progresso si verifica quando si verifica un incremento della conoscenza; la concezione semantica, secondo cui il progresso si verifica quando vi è un incremento delle verità; la concezione problem-solving, secondo cui il progresso si verifica quando si verifica un incremento del numero dei problemi che si è in grado di risolvere. La concezione epistemica è ritenuta la più compatibile con una prospettiva realista. Di recente, Dellsén ha (...) proposto la concezione “noetica”, secondo cui il progresso si verifica quando vi è un incremento dell’understanding di un fenomeno da parte degli scienziati. Dellsén sostiene che la concezione noetica sia una concezione realista del progresso più adeguata di quella epistemica. Scopo di questo articolo è valutare se la concezione noetica sia più adeguata della concezione epistemica. (shrink)

Nella sua riflessione filosofica sull’immagine filmica Gilles Deleuze sembra aver tradotto nella maniera più immediata, ancorché insolubilmente problematica, la presenza di uno spazio e di un tempo che giocano il proprio ruolo su di una forma passiva di soggettività: è proprio ne L’image- mouvement, infatti, che Deleuze mostra come uno dei passaggi più proficui delle sue osservazioni sul cinema sia proprio la crisi di ciò che egli definisce immagine-azione, a favore, invece, di un’immagine-tempo, o situazione ottica e sonora pura. Per (...) quanto attiene specificamente lo statuto filosofico dell’immagine, si può dire che sia proprio questo passaggio che consente a Deleuze stesso di modulare la sua riflessione riponendo maggiore attenzione all’elemento temporale rispetto invece al movimento — concetto dal quale, ciononostante, l’indagine sul cinema aveva preso abbrivio. (shrink)

Dalle decisioni algoritmiche alle raccomandazioni sugli acquisti, dai sex robot alla sorveglianza sociale, dalla cybersicurezza all’autonomia operativa dei veicoli e delle armi, l’impatto dell’intelligenza artificiale e della robotica sulla vita delle persone è sempre più ramificato e pervasivo. Il volume offre un quadro d’insieme delle questioni etiche sollevate dall’incontro tra automi e individui nella società contemporanea: la protezione dell’autonomia a fronte della raccolta minuziosa di dati personali, le forme di benessere collettivo da promuovere attraverso l’automazione, la trasparenza e l’equità delle (...) decisioni prese con il supporto di un algoritmo, il ruolo dei sistemi intelligenti nella crisi ambientale. L’automazione non è segno incontrovertibile di sventura, ma nemmeno indizio sicuro di progresso. Cosa sarà delle persone, delle società e della vita sul nostro pianeta dipende in modo cruciale da come sapremo affrontare le sfide etiche dell’età degli automi. (shrink)

This dissertation studies the way entities inhabit our world. According to my analysis, there is only one way to exist, i.e. being an arrangements of atomic entities with a five-dimensional shape. I call this thesis “pixelism”.

Il problema della rappresentazione, connaturato ad ogni mediazione linguistica del rapporto di mente e mondo, è nelle sue molteplici forme un tema antico della riflessione filosofica. La rappresentazione letteraria appartiene alla stessa categoria e pone problemi analoghi al pensiero. Che cosa significa rappresentare poeticamente? Il concetto di finzione letteraria può avere solo un senso peggiorativo o limitante nei confronti della comunicazione dell’universale, o ne può essere una modalità? Il tema del saggio è il rapporto tra realtà e finzione letteraria che (...) pare emergere da I falsari di André Gide. Seguendo le intuizioni e i suggerimenti dello scrittore, si proverà a tracciare le linee principali di un’interpretazione positiva della finzione letteraria, che ne riconosca la potenza espressiva senza soffocarne i caratteri distintivi. Non è detto, poi, che ciò che vale per la rappresentazione poetica non possa avere un senso anche sotto punti di vista più generali. (shrink)

Lo scopo di questo saggio consiste nell’individuare un punto di partenza adeguato per lo sviluppo di una teoria filosofica delle etiche applicate, cioè di un discorso che si assuma il compito di comprendere che cosa siano le etiche applicate, quali siano le loro strutture principali, in che cosa consista la loro novità e quale significato esse rivestano nei confronti del pensiero morale. Un approccio organico e unitario a questi temi, tuttavia, non è ancora stato impostato. Per questo motivo si rende (...) innanzitutto necessaria una analisi preliminare volta sia a chiarire la possibilità di una simile indagine, sia ad individuare un punto di partenza da cui muovere. Si propone così per prima cosa una discussione critica dei diversi termini a cui si ricorre per nominare il fenomeno sotto esame (§2, problema terminologico). In seguito si affronta la questione dei rapporti reciproci delle diverse etiche applicate e della relazione che esse intrattengono con la filosofia morale e i saperi in cui si inscrivono (§3, problema architettonico). Infine, si riconducono le controversie ad un problema fondamentale (§4), relativo al tema dell’applicazione e del rapporto di teoria e prassi nell’esperienza morale. L’esperienza di tale problema rappresenta il contenuto unificante delle etiche applicate e, allo stesso tempo, ne rende evidente il carattere propriamente filosofico. Da una sua discussione non solo l'etica applicata può trarre preziose informazioni su di sé, ma la stessa filosofia morale può guadagnare un nuovo accesso ad alcuni dei suoi temi principali. (shrink)

Between Timelessness and History: The Image of the Human Being in Hans Jonas’ Ethics. This essay offers a contribution to the inquiry into the notion of image of the human being in Hans Jonas’ ethics. More specifically, passages from Das Prinzip Verantwortung and Technik, Medezin und Ethik are discussed to shed light on the complex temporal character that the image exhibits, stretched between the atemporality of what is equal to itself and the vulnerability that is distinctive of historical time. Particular (...) attention is dedicated to the fact that Jonas depicts the image as cross-cutting usual dichotomies such as temporal and timeless, permanent and changing, historical and non-historical – perhaps even transcendent and immanent. Albeit within its limits, the present work identifies the paradoxical temporal character of the image and, in so doing, points to a middle way between essentialism and relativism that may help rethink the relation between ethical values and historical time. (shrink)

In questo saggio si propone una lettura congetturale delle brevi note sulla questione dell’utilità del pensiero filosofico che Hans Jonas appunta in chiusura della conferenza Sulle cause e gli usi della filosofia (1955). A tal fine mi rivolgo innanzitutto alla ricostruzione dell’etica socratica che Jonas elabora nello scritto Virtù e saggezza in Socrate e in seconda battuta alla discussione della dottrina della scienza di Bacon abbozzata in Prospettive filosofiche sulla rilevanza della conoscenza per l’uomo e poi ripresa in scritti successivi. (...) In conclusione offro una ricostruzione dell’idea jonasiana dell’utilità della filosofia come scienza dell’immagine dell’uomo e mostro come tale approccio possa essere significativo anche e soprattutto nell’attuale età tecnologica. -/- English: In this essay I submit an hypothetical reading of the short notes concerning the practical use of phi-losophy which Hans Jonas wrote down at the end of the manuscript Of the causes and uses of phi-losophy. In order to do that, I focus the attention on Socratic Wisdom and Virtue first, where Jonas discussed Socrate’s ethics, and secondly on Jonas’s critique to Francis Bacon's doctrine of science, which he sketched in Some philosophers’ views on the human relevance of knowledge and devel-oped in later writings. My aim is to try and reconstruct Jonas’s ideas concerning the practical value of philosophy as the science of the image of man and to show how this may be relevant to our technological age. (shrink)

Recent research in the field of social robotics has shed light on the considerable role played by biases in the design of social robots. Cues that trigger widespread biased expectations are implemented in the design of social robots to increase their familiarity and boost interaction quality. Ethical discussion has focused on the question concerning the permissibility of leveraging social biases to meet the design goals of social robotics. As a result, integrating ethically problematic social biases in the design of robots-such (...) as, e.g., discriminatory gender stereotypes-has been opposed as morally unacceptable. Building on this debate, the present paper explores a related but different question: would it be permissible to design social robots in ways that intentionally challenge widespread discriminatory social biases, thus fostering moral education? The analysis shows that, while the potential benefits of such a design strategy could be significant, its practical endorsement raises important ethical issues. Hence, caution and further discussion are advised. (shrink)

Il pensiero di Hans Jonas è comunemente inteso nel segno di una netta reazione all’interpretazione gnostica del sé e del mondo. Egli si dedicò allo studio della gnosi dalla metà degli anni venti fino al secondo dopoguerra, e il frutto delle sue ricerche è raccolto nei due volumi di Gnosi e spirito tardoantico (1934, 1964). Questa lettura polemica della sua filosofia è davvero in grado di rendere conto dei rapporti che la proposta jonasiana, come filosofia della biologia e etica della (...) responsabilità, intrattiene con le strutture caratteristiche del mito gnostico? Attraverso una approfondita analisi de Il concetto di Dio dopo Auschwitz, momento nel quale l’approccio unitario della filosofia jonasiana è più evidente, possono essere ritrovati i segni di un confronto positivo con la gnosi. Anche i caratteri del pensiero gnostico, dunque, concorrono a guidare la ricerca di Hans Jonas verso i temi propri della sua riflessione matura. (shrink)

Till just few decades ago, scholars used to use the label ‘Ockhamism’ to mark a turning-point in the history of mediaeval philosophy, above all in the history of natural philosophy. That turning-point was exemplified by the once so-called ‘Buridanian school’, today known simply as ‘Parisian school of natural philosophy’, whose leading representative was for sure John Buridan. But looking carefully at some crucial points of the Picard master’s idea of ‘nature’, concerning specifically the relationship between God and secondary causes on (...) one side, and the role played by free will, both the divine and the human one, on the other side, one will find out that Buridan’s ‘Ockhamism’ is at least questionable: Scotus’ modal logic is the conceptual framework, within which he redetermines the boundaries of natural laws, but the ‘pure ockhamist’ idea of the prevalence of the will on the intellect in God’s nature is the source of an image of the world in which voluntary behaviours and natural laws are intertwined. Therefore, Buridan’s natural philosophy results as a peculiar synthesis of two of the main divergent lines of thinking of late mediaeval philosophy. (shrink)

"Sisifo e l'Assurdo, o della vita innocente", in AA. VV, Albert Camus. L'eredità di un pensatore scomodo, a cura di "Filosofia e Nuovi Sentieri".

The aim of this thesis is to advance a philosophically justifiable account of Artificial Moral Agency (AMA). Concerns about the moral status of Artificial Intelligence (AI) traditionally turn on questions of whether these systems are deserving of moral concern (i.e. if they are moral patients) or whether they can be sources of moral action (i.e. if they are moral agents). On the Organic View of Ethical Status, being a moral patient is a necessary condition for an entity to qualify as (...) a moral agent. This view claims that because artificial agents (AAs) lack sentience, they cannot be proper subjects of moral concern and hence cannot be considered to be moral agents. I raise conceptual and epistemic issues with regards to the sense of sentience employed on this view, and I argue that the Organic View does not succeed in showing that machines cannot be moral patients. Nevertheless, irrespective of this failure, I also argue that the entire project is misdirected in that moral patiency need not be a necessary condition for moral agency. Moreover, I claim that whereas machines may conceivably be moral patients in the future, there is a strong case to be made that they are (or will very soon be) moral agents. Whereas it is often argued that machines cannot be agents simpliciter, let alone moral agents, I claim that this argument is predicated on a conception of agency that makes unwarranted metaphysical assumptions even in the case of human agents. Once I have established the shortcomings of this “standard account”, I move to elaborate on other, more plausible, conceptions of agency, on which some machines clearly qualify as agents. Nevertheless, the argument is still often made that while some machines may be agents, they cannot be moral agents, given their ostensible lack of the requisite phenomenal states. Against this thesis, I argue that the requirement of internal states for moral agency is philosophically unsound, as it runs up against the problem of other minds. In place of such intentional accounts of moral agency, I provide a functionalist alternative, which makes conceptual room for the existence of AMAs. The implications of this thesis are that at some point in the future we may be faced with situations for which no human being is morally responsible, but a machine may be. Moreover, this responsibility holds, I claim, independently of whether the agent in question is “punishable” or not. (shrink)

For Philippe Pinel, the concept of melancholy is one of the key methods for understanding not only a specific mental illness but also the new map of mental alienation. However, as Hegel shows in his work, the madness is not only a moment of growth in the history of the mind, but also a pattern of scientific intellect that builds a new science of the mind that is a science of humanity. It is the melancholy, however, with its complex and (...) rich history, which represents the testbed of the nascent psychiatry: the epistemological crisis caused by the inquiry into the nature of melancholy started, which with Pinel, will force both medicine and philosophy to build anew the moral science, only recently born with Pinel and Esquirol. This new foundation will be possible only by meditating on the history of the conception of melancholy and its relation to the antique and modern philosophical and scientific thought. (shrink)

Há muito tempo, o filme noir americano tem sido objeto de estudos críticos, que buscam decifrar a sua estética enigmática e a mensagem desafiadora. Trilhando sobre o lado mais negativo da vida humana, a questão central que ele propõe é: o que o noir representa, como forma singular de arte cinematográfica? Ora, compreender o filme noir passa pela necessidade de vê-lo no âmbito da matriz histórica de produção que lhe serviu de berço. Essa matriz é o chamado cinema clássico hollywoodiano, (...) à luz do qual iniciaremos a nossa investigação do significado desse ciclo de filmes, com base em um sumário desenvolvido pelo professor David Bordwell, autoridade em narrativa clássica. Para tanto, nós buscaremos subsídios conceituais em uma corrente de pensamento igualmente ampla, a fenomenologia hermenêutica, que, acreditamos, poderá nos proporcionar alguma elucidação semântica, tendo em vista o notório esforço dos filósofos dessa tradição para clarificar o propósito da obra de arte, no ser da existência. Assim, ao estabelecer como termos comparativos o cinema clássico e a inquirição hermenêutica, conseguiremos padrões de referência sólidos para a nossa atividade exegética, que tanto se aplica ao conjunto dos filmes noir - especialmente aos da fase clássica, dos anos 1940 e 50 - quanto a um longa-metragem individual. Nessa empreitada, porém, não partiremos do zero, como se o cinema houvesse começado ontem. Antes, nos servirá de fio condutor certa teoria explicativa da técnica cinematográfica, em cujos esteios figuram nomes como André Bazin, Ismail Xavier e Marcia Ortegosa, além de Bill Nichols, o principal expoente dos estudos sobre documentários. Tal explanação de teor linguístico e semiótico, com ênfase nos aspectos lógicos-metadiscursivos do filme noir, será discriminada logo no início do trabalho, para que possamos firmar parâmetros de julgamento crítico, tendo em vista a reflexão semântica e fenomenológica que se seguirá. O objetivo dessa reflexão é entender o assim chamado dark cinema no seio do nosso próprio modo de ser no mundo. Dessa forma, se conseguirmos trazer um pouco de luz às trilhas obscuras do mundo noir, este autor se dará por recompensado. (shrink)

The aim of this paper is to offer some philosophical remarks concerning the concept of moral application in applied ethics. In doing so, I argue in favour of a philosophical approach towards applied ethics as a unitary form of moral experience. In fact every form of applied ethics, no matter how specific, moves from a problem of application and tries to fill a gap between moral theory and practice. This essential unity of applied ethics as a moral phenomenon is of (...) great philosophical interest, since it belongs to the core problem from which moral thinking itself originates. For this reason, what applied ethics may reveal to a philosophical inquiry could provide valuable insight into the nature of moral experience itself. This is why it is important to reflect on what applied ethics is and whether the way in which application is usually framed be ts the properties of moral experience or not. In the first section I submit some preliminary remarks concerning the theoretical requirements to any philosophical approach to applied ethics. In the second section I present how application is commonly understood in the applied ethics debate by discussing the deductive and the procedural models of application. Both models, however, draw upon a technological conception of application which fails to t the structure of moral experience. Finally, I brie y sketch out the main features and the future tasks of what seems to me to be the most promising approach to the issue, i.e., the hermeneutic concept of application. (shrink)

The purpose of this essay is to determine the domain of validity of the notions developed in Machine Ethics [ME]. To this aim, I analyse the epistemological and methodological presuppositions that lie at the root of such technological project. On this basis, I then try and develop the theoretical means to identify and deconstruct improper applications of these notions to objects that do not belong to the same epistemic context, focusing in particular on the extent to which ME is supposed (...) to feedback onto moral philosophy. By highlighting the inadequacy of many approaches to the supposed philosophical implications of ME, I wish to redirect attention to its actual scope and to stress its relevance for the social acceptance of autonomous technologies. The essay is structured as follows. After a brief introduction (§ 1), in § 2 I shed light upon the link between the current trend of robotic development toward greater degrees of autonomy and the corresponding need for artificial moral agents that fuels research in ME. I then present the epistemological profile of ME in § 3, focusing on its main component, i.e., the modelling of human moral agency in the language of robotics and computer science. In § 4 I deal with cases in which such model is brought to bear on human ethics and moral philosophy as well, whilst in § 5 I develop a criticism of this extension based on an account of the actual epistemological relations that obtain between philosophical and technological knowledge in the context of the ME project. In § 6 I discuss the role that the ordinary use of language plays in the process of extending machinerelated notions to other domains of knowledge and, finally, I clarify what the appropriate scope of machine ethics is notwithstanding its many utopian or dystopian misinterpretations. (shrink)

O presente artigo tem por objetivo mostrar, desde a psicanálise freudiana, um caminho possível que a leva ao encontro da filosofia de orientação fenomenológica. Em O eu e o isso, de 1923, Sigmund Freud emprega uma nova noção pouco explorada na literatura psicanalítica: o eu-corpo. O escopo de nossa análise delimita-se à interpretação e à explicitação da noção de eu-corpo tal como esta foi apresentada por Freud, confrontando-a com a fenomenologia em Merleau-Ponty e Michel Henry. Para tanto, propomos uma análise (...) em quatro tempos. Inicialmente, evidenciaremos o entendimento de Freud sobre o modelo de psicologia originada em Brentano que tem como um de seus desdobramentos a fenomenologia. Depois, mostraremos como a concepção do isso, segundo o próprio texto de Freud, foi determinante para que ele formulasse uma revisão da primeira tópica e a incorporasse em uma segunda tópica. Por fim, nas últimas duas partes, examinaremos o tratamento dado por Merleau-Ponty e Michel Henry à questão do corpo. Concluímos que é possível o encontro entre a psicanálise e a fenomenologia via a noção de eu-corpo freudiano; contudo, tal condução implicará reformulações em teses centrais da psicanálise. (shrink)

To the origin of psychoanalysis, in the thought of his founder, Sigmund Freud, the unconscious is properly timeless. In this work we will analyze the concept of Real in Jacques Lacan's thought, and at the same time we will try to understand the functioning of après-coup temporality on the relationship between the time of trauma and the time of symptom. Doing this, we will try to answer an essential question: if the concept of Real is the key concept of last (...) Jacques Lacan's thought, which is his own temporality? Answering this question we will try to catch a pure and transcendental temporality of Real. (shrink)

During the last ten years of his life, Antonin Artaud shows more and more intensively a multi-faceted and caustic refusal for traditional literature and the ordinary practice of writing. But above all, he shows a stylistic impatience for the alphabetic use of the word and the language. By the intention of creating an inhuman language, which could be understood also by the illiterate people, Artaud wants to undermine the significant use of the word, so that he can achieve a non-representative (...) language, a language that could make real. In this perspective, the aim of our work consists in an inquiry of the expressive forms through which Artaud’s last literary production shows the refusal of canonical literature: especially, we attempt to work about the use of glossolalias, drawings and pictograms included in several Cahiers which Artaud draws up during his confinement in the Rodez’s madhouse, as well as in some of the letters that he writes since 1943. (shrink)

Peter D. Thomas’s book The Gramscian Moment: Philosophy, Hegemony and Marxism draws us to reflect on a point that Gramsci’s interpreters have often neglected: the particular structure of the Prison Notebooks, i.e., the ways in which the text was constituted and, dependent on that, the fundamental methodological criteria for its interpretation. Thomas’s book is a consummate synthesis between the deep and detailed study of the Notebooks text and the need to reconstruct some order within; between close historicalphilosophical assessment and theoretical (...) proposal within contemporary Marxist (and para-Marxist) debate. Consequently, this book confronts us – as Gramsci’s present-day readers – with a task that no-one can face alone, but that is nonetheless extraordinarily urgent: the task of intervening in the debate within the post-modern and post-Marxist Left so that the link between Marxism and philosophy is resumed, starting out from Gramsci himself. In short: a revival of Marx through Gramsci, through – in turn – a return of the philosophy of praxis as Marxism for our own day. (shrink)

La “Recomendación del Consejo de la OCDE sobre inteligencia artificial” es un conjunto de directrices y principios para el desarrollo y despliegue de sistemas de IA alineados con los valores y derechos humanos, la transparencia y la rendición de cuentas. Fue adoptada por el Consejo de la Organización para la Cooperación y el Desarrollo Económicos (OCDE) en mayo de 2019 e incluye cinco principios clave para la gobernanza de la IA. Ésta debe beneficiar a las personas y al planeta impul- (...) sando el crecimiento inclusivo, el desarrollo sostenible y el bienestar; los sistemas de IA deben respetar el estado de derecho, los derechos humanos, los valores democráticos y la diversidad; también deben ser transparentes para garantizar que las personas comprendan los resultados y puedan cuestionarlos; los sistemas deben ser sólidos, seguros y protegidos durante todo su ciclo de vida; y las partes interesadas deben colaborar para maximizar los beneficios de la IA y minimizar sus riesgos. Se concluye aquí que los Principios de IA de la OCDE han sido criticados por no ser vinculantes y carecer de un mecanismo formal de aplicación. Tampoco abordan preocupaciones sociales amplias, como el desplazamiento de puestos de trabajo y la concentración de poder en unas pocas empresas. Además, es posible que los principios no tengan en cuenta los retos a los que se enfrentan los países en desarrollo y estén demasiado centrados en los intereses de las economías avanzadas. Sin embargo, la Recomendación de la OCDE establece una serie de principios ampliamente aceptados y respaldados tanto por los miembros, como por los que no lo son. Entre los valores figuran la transparencia, la solidez, la seguridad, la responsabilidad, la justicia, la equidad y la determinación humana. Este conjunto compartido de principios proporciona una base sólida para el desarrollo responsable de la IA, más allá de las fronteras de los “países ricos”. (shrink)

This contribution proposes how beholders may internally process unfinished works of art. It does so by considering five of Michelangelo Buonarroti’s interrupted sculptures and pointing out their empathic and imaginative potential. The beholder focused on the surface, I propose, is inclined to mentally simulate the artist’s gesture that drafted the sculptures through the visible graphic signs of the chisels. This inner simulation takes place within the activation of various brain networks, located in the brain’s motor system. Renaissance authors associated the (...) observation of the unfinished to learning and, as this article shows, this assumption seems to find confirmation in recent neuroscientific studies on mirror neurons and imitation learning. In this way, the empathic engagement established between the beholder and the work of art observed – as well as the role played by embodied simulation and imagination in this kind of visual perception – clarifies how the incompleteness can also have that pedagogical function recognised by Giorgio Vasari and Benvenuto Cellini. (shrink)

During the Fifties and the Early Sixties Hans Jonas developed a theory of man based on a series of concepts as separation of form from matter, image and symbol. By reflecting on these themes, Jonas seems to refer to the aesthetic abilities man embodies as the essence of human life. In this article I try to analyse Jonas’ thoughts on man and to determine to what extent it is possible to consider his theory as an aesthetic anthropology. Eventually, I discuss (...) what Aesthetics may win by directing its attention to this author. (shrink)

En el presente ensayo se analiza sucintamente el origen de la palabra bíblica [συνείδησις — syneidēsis] conciencia y la posible relación filológica con el término [συντήρησιν — syntêrêsin] sindéresis. Posteriormente se aborda el concepto de la conciencia y la sindéresis haciendo una diferenciación en el voluntarismo de san Buenaventura y el intelectualismo de santo Tomás de Aquino. Uno ambos conceptos en el término vocātiō y concluyo que la conciencia es mucho más que un super-yo freudiano sino que tiene profundas implicaciones (...) en la búsqueda y construcción del ser del hombre, socorrido por el vínculo con la ley natural e incluso con la ley eterna que se establece indisolublemente a través de la sindéresis. (shrink)

La temporalità è una questione che innerva la filosofia di Gilles Deleuze nel suo complesso. Il tempo è implicato pressoché ovunque nel suo corpus di opere, talvolta in forma più esplicita, talora più allusiva. Ma la temporalità è strettamente correlata alla radicale rivisitazione che il filosofo parigino attua del concetto kantiano di trascendentale. Attraverso l’analisi compa- rata di questi due orizzonti concettuali, si può osservare come, a priori rispetto all’ordinaria scansione cronologica mediante la quale l’uomo ordina la propria esperienza, si (...) dia un tempo genuinamente puro, che coincide, considerato nella sua dimensione autenticamente trascen- dentale, con il carattere virtuale del divenire. Tuttavia, quel che è ancor più rilevante, è l’intima relazione che unisce il progetto deleuziano di rivisitazione del trascendentale, con la tema- tizzazione di una temporalità complessa, che consente di prospettare la filosofia di Deleuze come quel sostrato teoretico di fondamentale importanza per provare a superare il paradig- ma epistemologico di un antropocentrismo dominante e tentare così di pensare oltre l’umano. (shrink)

Il principale obiettivo teoretico di questo lavoro consiste nel tentativo di verificare, attraverso un’indagine storico-genealogica e concettuale, come nella filosofia di Gilles Deleuze si assista ad un radicale mutamento del paradigma relativo alla nozione di trascendentale. Si tratta, in altre parole, di ripercorrere alcune delle tappe fondamentali che conducono il filosofo parigino a “purificare” il trascendentale da ogni riferimento ad una coscienza soggettiva egologica che si fondi in quanto principio genetico del mondo. Si riterrà utile procedere analizzando, in primo luogo, (...) il rapporto che Deleuze intrattiene con le istanze originarie del soggettivismo trascendentale kantiano, ove il trascendentale stesso, nel pensiero del filosofo tedesco, è strettamente connesso all’Io penso in quanto facoltà appercettiva dell’intelletto che incarnerebbe le condizioni di possibilità dell’esperienza. In secondo luogo, si tratterà di orientarsi nel dibattito critico che Deleuze intrattiene con la fenomenologia di Edmund Husserl, ed in particolar modo con la lettura husserliana della Critica della Ragion Pura di Kant, ove il padre fondatore dell’indirizzo fenomenologico novecentesco è colui che fa leva sullo stretto rapporto che sussiste tra il trascendentale e la coscienza. Nonostante il percorso storico, tracciato dal concetto di trascendentale, abbia inizio con l’opera di Kant, ritengo non sia possibile evitare un pur breve confronto con il ruolo che l’ego ha avuto nella formulazione cartesiana del cogito; si dovrà, per ciò stesso, considerare la particolare lettura deleuziana che riconosce nel cogito cartesiano il “luogo” in cui confluiscono tutte le facoltà del soggetto, permettendo di identificare il cogito stesso con una forma embrionale di piano di immanenza, seppur non adeguatamente radicalizzata nella misura in cui il cogito cartesiano resta saldamente ancorato al soggetto. Ritengo, tuttavia, che il più considerevole obiettivo di questa proposta d’indagine non si risolva in una ricostruzione meramente storico-genealogica. Si tratterà, al contrario, di verificare come l’importanza degli esiti raggiunti da Deleuze mediante l’opera di purificazione della nozione di trascendentale sia da individuare su due fronti: 1. La teorizzazione del concetto di campo trascendentale permette a Deleuze di disegnare una forma di temporalità non psicologica e non cronologica fondata sul paradosso secondo cui il tempo costituirebbe un’interiorità non psicologica, o per meglio dire, una dimensione autenticamente trascendentale nella quale il soggetto vive e diviene. 2. In antitesi ai proponimenti della fenomenologia husserliana, l’esito autentico del progetto di purificazione del trascendentale da ogni istanza egologica consiste nell’interruzione della correlazione a priori tra il soggetto e il mondo, nella destituzione della filosofia da ogni pregiudizio antropocentrico, e nella rideterminazione dell’umano niente più che come un effetto, o un caso, del mondo. (shrink)

Riflessione sulla temporalità dell'evento a partire dalla pandemia di SARS-CoV2.

This short paper offers a preliminary inquiry into the impacts of driving automation on personal autonomy. Personal autonomy is a key ethical value in western culture, and one that buttresses fundamental components of the moral life such as the exercise of responsible behaviour and the full enjoyment of human dignity. Driving automation simultaneously enhances and constrains it in significant ways. Hence, its moral profile with reference to the value of personal autonomy is uncertain. Ethical analysis shows that such uncertainty is (...) due not just to the complexity of the technology, but also to the multifaceted normative profile of personal autonomy, which offers reasons to support both conditional and full driving automation. The paper sheds light on this duplicity, underlines the challenges this poses to the ethics of driving automation, and advocates for further research aimed at providing practitioners with more fine-grained guidelines on such a delicate issue. (shrink)

Sostengo en este artículo que no somos utilitaristas consecuentes en todo momento, ni deontologistas dogmáticos irracionales, más bien, una mezcla de utilitarismo y deontologismo que depende de una serie de factores no descubiertos o explicados convincentemente tanto epigenéticos, evolutivos, como educacionales, axiológicos, psicológicos aprendidos, conscientes e inconscientes en la toma de decisiones. También argumento que no es lo mismo toma de decisión, que construcción del juicio moral. El juicio moral no siempre conduce a la toma de decisión. Se puede tener (...) un juicio, pero no necesariamente actuar en consecuencia. / I argue in this article that we are not consistent utilitarians at all times, nor irrational dogmatic deontologists, rather, a mixture of utilitarianism and deontologism that depends on a series of factors undiscovered or convincingly explained both epigenetic, evolutionary, as educational, axiological, psychological learned, conscious and unconscious in decision making. I also argue that decision making is not the same as constructing moral judgment. The second does not always lead to the first. I can have a trial, but not necessarily act accordingly. (shrink)

The purpose of this essay is to advocate the ideas of Wilhelm Worringer, John Dewey, and Nelson Goodman on the roles of perception, empathy, emotion, and enjoyment in aesthetic experience. I will attempt to do this by offering a novel interpretation of some of these thinkers’ insights from a biological perspective. To this end, I will consider the following questions. What is an aesthetic experience? Does such a thing exist at all? If yes, is there a correlation between the concept (...) of the aesthetic and perception? Is it possible, then, to find a biological basis for aesthetic experience? My argument is that a fresh analysis of the aesthetics of Worringer, Dewey, and Goodman, in light of some of the discoveries and theories of the cognitive neurosciences – such as the biological correlations of emotions, the “as-if-body-loop” theory, the discovery of mirror neurons, and the phenomenon of embodied simulation – may provide a contribution to longstanding philosophical problems relating to the nature of aesthetic experience. (shrink)

Nella sua straordinaria opera scientifica, Franco Selleri si è sempre opposto alla rinuncia alla comprensione della struttura della realtà e della natura degli oggetti fisici, che egli considera come l’elemento caratterizzante delle principali teorie della fisica del Novecento e che è stata stigmatizzata da Karl Popper come tesi della “fine della strada in fisica”. Sin dalla fine degli anni ’60, egli ha sviluppato quella riflessione critica nei confronti delle teorie fondamentali della fisica moderna, in particolar modo della teoria delle particelle (...) elementari e della meccanica quantistica, e in un secondo tempo delle teorie relativistiche, che contraddistingue il suo programma di ricerca. Nel corso della sua intensa e infaticabile attività scientifica, Selleri è entrato in proficuo contatto con molti grandi fisici e filosofi della scienza, instaurando un intenso dialogo critico con Louis de Broglie, John Bell e Karl Popper. Le sue originali e non convenzionali ricerche lo hanno portato a risultati significativi non solo nell’ambito dei fondamenti della fisica, ma anche della storia e della filosofia della fisica. Per questo abbiamo voluto dedicare un numero speciale di Isonomia al nostro impareggiabile amico e collega, sia per la sua passione instancabile e la sua profonda conoscenza dei fondamenti formali, concettuali e filosofici delle teorie della fisica contemporanea, sia e forse ancor più come maestro di una prospettiva perennemente critica che egli ha sempre seguito e proposto con particolare rigore ed estrema determinazione. (shrink)

Discussione sul testo "Legge, desiderio, capitalismo. L'anti-Edipo tra Lacan e Deleuze" per "Il Lavoro culturale/ISSN 2384-9274".

O problema lógico do mal é a alegação de que a existência de Deus e a existência de mal no mundo são logicamente inconsistentes. Neste artigo, descrevemos o sistema N3, baseado em partes na contribuição de Nieznański (2007, 2008), que oferece uma resposta ao problema lógico do mal através da refutação de uma versão do determinismo religioso. Argumentamos especificamente que, dados os resultados de N3, a existência de Deus não é contraditória com a do mal, e portanto, o teísmo clássico (...) não pode ser considerado irracional com base no problema lógico do mal. Nossa abordagem pode ser considerada um caso de lógica da religião, ou seja, de lógica aplicada ao discurso religioso. (shrink)

This paper focuses on the interpretation of the Italian approximative adverb quasi 'almost' by primarily looking at cases in which it modifies temporal connectives, a domain which, to our knowledge, has been largely unexplored thus far. Consideration of this domain supports the need for a scalar account of the semantics of quasi (close in spirit to Hitzeman's semantic analysis of almost, in: Canakis et al. (eds) Papers from the 28th regional meeting of the Chicago Linguistic Society, 1992). When paired with (...) suitable analyses of temporal connectives, such an account can provide a simple explanation of the patterns of implication that are observed when quasi modifies locational (e. g. quando 'when'), directional (e. g. fino 'until' and da 'since'), and event-sequencing temporal connectives (e. g. prima 'before' and dopo ' after'). A challenging empirical phenomenon that is observed is a contrast between the modification of fino and da by quasi, on the one hand, and the modification of prima and dopo by the same adverb, on the other. While quasi fino and quasi da behave symmetrically, a puzzling asymmetry is observed between quasi prima and quasi dopo. To explain the asymmetry, we propose an analysis of prima and dopo on which the former has the meaning of the temporal comparative più presto 'earlier', while the latter is seen as an atomic predicate denoting temporal succession between events (Del Prete, Nat Lang Semantics 16: 157-203, 2008). We show that the same pattern of implication observed for quasi prima is attested when quasi modifies overt comparatives, and propose a pragmatic analysis of this pattern that uniformly applies to both cases, thus providing new evidence for the claim that prima is underlyingly a comparative. A major point of this paper is a discussion of the notion of scale which is relevant for the semantics of quasi', in particular, we show that the notion of Horn (entailment-based) scale is not well-suited for handling modification of temporal connectives, and that a more general notion of scale is required in order to provide a uniform analysis of quasi as a cross-categorial modifier. (shrink)

An open question in the semantics of modality is what relations there are among different modal flavours. In this article, we consider the thorny issue of whether ascribing to an agent the obligation to φ implies that it is possible for the agent to φ. Traditionally, this issue has been interpreted as whether ‘ought’ implies ‘can’. But another linguistic interpretation is available as well, namely, whether ‘must’ implies ‘can’ (MIC). We show that ‘must’ does imply ‘can’ via a convergent argument. (...) The first strand of the argument is theoretical: it consists in proving MIC from a well-established theory of modality in natural language, i.e., that proposed by Kratzer. The second strand is empirical: we present novel acceptability judgment studies showing that MIC predicts and explains the linguistic behaviour of native English speakers. (shrink)